Ad un anno dall’inizio della crisi pandemica, oramai diventata anche una crisi economico-finanziaria, le aziende si trovano ancora alle prese con molteplici sfide da affrontare per ritornare a produrre a livelli accettabili e sopravvivere in uno scenario erratico, che non ammette sbagli, pena l’estinzione. Ci ricorderemo di quest’“annus horribilis” pieno di incertezze e rischi, da superare dimostrando di essere resilienti. Resilienza deriva dal latino resilìre (rimbalzare), concetto che trasferisce perfettamente l’idea di “rimbalzare” dopo un imprevisto negativo, andare avanti e non arrendersi alle avversità. È questo che le organizzazioni devono fare. Come? Facendo leva su quelle discipline che possono contribuire ad una corretta gestione dei rischi anche in caso di pandemia, evitando una il più possibile l’interruzione delle attività.
È urgente che le aziende prendano coscienza dei propri limiti per potersi strutturare meglio così da affrontare le sfide contingenti e future, in maniera agile, senza restare tagliate fuori dalle catene nazionali ed internazionali di fornitura e del valore. È fondamentale che passino sotto una “lente d’ingrandimento” per avere una visione più ampia dei rischi, valutarli attentamente e periodicamente, per essere capaci di identificare e monitorare continuamente minacce e vulnerabilità. E devono poi imparare tenere il passo con mercati caratterizzati da una domanda e un’offerta asincrone, gestire la crisi di liquidità, sapersi destreggiare nella burocrazia farraginosa e completare con successo il processo di digitalizzazione in atto.
Questi obiettivi implicano conoscenze ed informazioni originate sia internamente che esternamente. Un’organizzazione che imparerà ad essere resiliente, grazie all’incorporazione di principi di Risk Management e Business Continuity, alla prova dei fatti si dimostrerà più sicura e reattiva nella risoluzione di problemi, crisi ed emergenze. In un momento storico caratterizzato dall’incertezza e dalla complessità, quindi, le aziende che vogliono restare competitive devono adottare un approccio pragmatico e analizzarsi nel profondo, dando la priorità alle cose urgenti ma senza tralasciare quelle importanti, dalla gestione dei rischi alla continuità operativa, perché restano le basi per costruire il futuro dell’azienda oltre che per una ragionata resilienza.
Conflavoro – con il supporto di ANRA (Associazione Nazionale dei Risk Manager e Responsabili Assicurativi) e RIESKO (società informatica, socio di ANRA) – mette a disposizione una Piattaforma Survey su questi temi, riservata alle proprie associate, costituita da 94 domande che prendono in considerazione i rischi più comuni in modo da avere una visione esaustiva del grado di resilienza dell’impresa stessa: collegandosi alla piattaforma e rispondendo ai quesiti, si riceverà un mini report sulla propria capacità di adattamento ai cambiamenti.
Una iniziativa propedeutica ad una successiva campagna di sensibilizzazione e introduzione dei principi di gestione dei rischi e continuità operativa, come percorso verso una migliore reattività e agilità, flessibilità e competitività in un contesto sempre più imprevedibile e complesso. L’attività di follow-up della Survey, si concretizzerà in una sessione atta a presentare i risultati raccolti, analizzare i trend emersi, fornire un focus sui rischi più ricorrenti e su come gestirli per garantire la business continuity in un’ottica di resilienza organizzativa.
Cristiano Montesi (milano@conflavoro.it)