La consapevolezza di dover svecchiare il modo di lavorare in azienda è diffusa ma stenta a cambiare davvero il volto dei luoghi di lavoro. Come rileva una recente ricerca Ricoh (Empowering Digital Workplaces), flessibilità non vuol dire soltanto lavorare per obiettivi e gestire il tempo in modo autonomo (ciò può portare ad abbattere quella rigidità strutturale che soffoca l’inventiva, mettendo in risalto le idee dei lavoratori più creativi e dando nuova linfa all’azienda stessa) ma anche saper cambiare (guardando alla tecnologia con curiosità e individuando gli strumenti più adatti).
E visto che il 37% degli intervistati afferma di non disporre delle risorse economiche necessarie per investire in nuove tecnologie, ecco che diventa ancor più strategico investire in quelle giuste, che siano davvero utili.
=> Le ragioni del lavoro flessibile
Un altro ambito in cui la flessibilità dovrebbe essere la parola d’ordine è quello dei flussi interni, eppure solo il 73% dei manager delle PMI indica il workflow interno come possibile campo d’interesse per il cambiamento aziendale.
È importante invece ricordare che il miglioramento dell’agilità e la flessibilità dei processi devono procedere di pari passo.