Le etichette dei prodotti le conosciamo tutti. Come consumatori siamo abituati a considerarle un importante canale di informazione: le leggiamo per sapere chi ha fabbricato il prodotto, di quali materiali è composto, la data di scadenza, le istruzioni per l’uso, le modalità di conservazione o di utilizzo, e così via.
Ma l’etichetta può essere qualcosa di più di un semplice cartellino applicato su un prodotto contenente una serie di notizie: esso può diventare, in alcuni casi, un utile strumento per promuovere il prodotto stesso. Le etichette, insieme alla confezione, costituiscono uno degli elementi che l’impresa può utilizzare per differenziare i propri prodotti da quelli della concorrenza. Un modo per attirare il compratore, per creare con lui un contatto fisico.
Quando l’etichetta arriva nelle mani di sapienti grafici essa può diventare un importante strumento di marketing dal forte impatto comunicativo, attraverso il quale diffondere il messaggio pubblicitario che si vuole far pervenire al consumatore: ci parla del prodotto, delle sue origini, dei suoi profumi.
Ma oggi si va oltre: le etichette non sono solo qualcosa da vedere. Ecco allora che le società produttrici si stanno specializzando per offrire ai propri clienti non solo etichette belle da guardare, ma anche qualcosa in più: etichette da toccare, etichette da odorare, etichette sonore.
Uno dei settori dove le etichette hanno un ruolo molto importante è quello delle bottiglie di vetro: vino, liquori, birra, olio hanno spesso delle etichette il cui obiettivo è quello di evocare un prodotto di qualità, i colori, la cultura e le tradizioni della terra di provenienza.
Non è un caso che molti artisti del ‘900 sono stati gli autori di alcune etichette di vini, di modo che esse, in alcuni casi, diventano delle vere e proprie opere d’arte, spesso oggetto di collezionismo. Le etichette del vino Chateau Mounton Rothschild, ad esempio, sono, a partire dal 1945, disegnate ogni anno da un famoso artista. Nel tempo si sono succeduti pittori del calibro di Chagall, Mirò, Picasso.
Fontanafredda ha fatto realizzare un’etichetta per un Barolo riserva ’97 da Joe Tilson, famoso artista pop inglese, o ancora l’etichetta del vino siciliano Libeccio prodotto dalla cantina Barone di Turolifi è stata disegna da Renato Guttuso.
E di esempi se ne potrebbero fare ancora tanti, al punto che Paolo Menon, art director e appassionato di vini, nonché autore del libro “Per vino e per segno” ha coniato un neologismo, enografia, per intendere il connubio tra vino e grafica.