L’euritmia, arte del movimento fondata da Rudolf Steiner agli inizi del XX secolo, ha nel corso del tempo trovato diverse applicazioni in più campi, artistico, medico-terapeutico, pedagogico, sociale e anche in ambito aziendale.
Trasferita nel mondo del lavoro, questa disciplina può favorire un’attitudine del management e delle maestranze più improntata al dinamismo e alla flessibilità secondo un’ottica congeniale ai cambiamenti di mercato. D’altra parte, instilla una maggiore consapevolezza della complessità della vita organizzata, sollecitando la crescita di più appropriate modalità relazionali.
Fondamentale, in proposito, è l’attività svolta da Annemarie Ehrlich, giunta recentemente a Roma per un seminario per consulenti, formatori, imprenditori e dipendenti, organizzato dall’associazione Motiva. Nata in Germania, è stata per molto tempo membro dell’ensemble scenico di euritmia dell’Aia e ha collaborato per anni con lo psichiatra e docente universitario B.J.C. Lievegoed, segnatamente con la Fondazione olandese NPI (Netherlands Pedagogic Institute), attiva nella consulenza di sviluppo organizzativo.
Annemarie Ehrlich è, per giunta, responsabile del corso di formazione per euritmisti aziendali che ha sede all’Aia e a Sekem in Egitto e grazie al suo intervento numerose aziende in Europa e a livello internazionale hanno avviato esercitazioni di euritmia per il personale. In generale, l’attività euritmica cerca di stimolare il potenziale di capacità e abilità dell’individuo rimasto inespresso.
Secondo Lidia Baratto, oltre a dare robustezza, grazia e agilità al fisico, risveglia nell’uomo le virtù morali, allo stesso tempo rendendo attive «le forze intellettuali della memoria, del pensiero e della concentrazione nonché la sicurezza, il coraggio, la presenza di spirito, il senso di giustizia, di verità e di iniziativa, insomma tutte le facoltà atte a dargli un valido sostegno nel cammino della vita».
Applicata in campo aziendale, l’euritmia insegna a ricercare un maggiore equilibrio tra sfera lavorativa e sociale, aiutando a raggiungere un più alto grado di cooperazione tra le persone. Attraverso tale pratica si vuole rafforzare l’autonomia di pensiero e la volontà del singolo soggetto, armonizzando il suo agire con quello degli altri durante il comune processo lavorativo.
Un’importante ed esemplificativa testimonianza degli effetti dell’introduzione dell’euritmia nel posto di lavoro è quella esaminata da Christopher Schafer nel saggio “Eurythmy in the Workplace. One company’s story”.
L’esperienza descritta fa riferimento al progetto portato avanti da Annemarie Ehrlich nella società tedesca Barthels-Felldhoff, in collaborazione con l’Institute for Eurythmy in the Workplace.
L’autore sottolinea come il coinvolgimento dei dipendenti di questa media realtà aziendale in un programma basato su esercizi di euritmia ha avuto un impatto grandemente positivo, incoraggiando l’iniziativa indipendente e l’approccio collaborativo dei partecipanti.
Tirando le somme, si può constatare che i progressi individuali, per merito della tecnica euritmica, si combinano con lo sviluppo dell’organizzazione nel suo insieme.