Il mercato dei prodotti contraffatti sta manifestando una crescita esponenziale: secondo le statistiche, negli ultimi dieci anni la quantità di merce falsificata è aumentata del 1.600 – 1.700 per cento. Si tratta, a ben vedere, di cifre impressionanti.
Le stime sono comunque difficili poiché parliamo di un universo parallelo rispetto a quello ufficiale, per sua natura ambiguo e privo di norme e, pertanto, difficile da fotografare.
Il nostro paese è fortemente colpito da questo fenomeno che è nato soprattutto nel settore della moda e degli accessori, ma che oggi riguarda un numero sempre crescente di prodotti: video, cosmetici, giocattoli, farmaci, ricambi automobilistici, piccoli elettrodomestici e addirittura prodotti alimentari come il Parmigiano Reggiano, il Prosciutto San Daniele e le mozzarelle di bufala.
Tra le imprese europee quelle italiane, soprattutto nel passato, non si sono preoccupate molto di tutelare gli elementi distintivi dei propri prodotti attraverso marchi e brevetti. Per questa ragione hanno risentito in modo molto serio della concorrenza dei Paesi asiatici ed in particolare della Cina.
Il fenomeno comporta per le imprese interessate un danno economico dovuto a minori vendite sul mercato, ma anche un danno di immagine ogni qualvolta il consumatore è ignaro di aver acquistato un prodotto contraffatto e percependo la scarsa qualità del prodotto la associa a quella marca. In alcuni casi il prodotto può essere anche dannoso o pericoloso. Ad esempio, in prodotti come borse o calzature possono essere impiegati pellami per la cui concia viene utilizzato cromo esavalente in quantità superiore rispetto a quella consentita dalla normativa dell’Unione Europea.
Sovente, però, il consumatore è consapevole dell’acquisto contraffatto: sa che sta comprando un prodotto che potrebbe non essere sicuro, che è stato realizzato sfruttando dei soggetti deboli e che sta, con molta probabilità, favorendo il finanziamento di attività illecite da parte della criminalità organizzata. Il più delle volte egli non sceglie il prodotto taroccato come forma di ripiego rispetto all’originale, ma piuttosto perché si imbatte in esso in modo del tutto fortuito. Questi prodotti, infatti, vengono venduti attraverso canali facilmente raggiungibili per cui, per l’acquirente, spesso comprare un bene falsato è anche una scelta volta a risparmiare tempo e a fare il minimo sforzo.
Per questa ragione il mercato dei prodotti contraffatti sottrae dei guadagni, non solo ai marchi imitati, ma anche alle industrie di marche meno note verso le quali si potrebbero indirizzare tali consumatori.