Rating legalità imprese, per Abi e Senato è ok

di Liliana Adamo

19 Marzo 2012 11:30

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In arrivo il rating di legalità delle imprese, che certifica la regolarità verso il fisco; governo e Parlamento approvano l'idea di Confindustria.

Il rating delle imprese, proposto da Confindustra e recepito dal governo che l’ha inserito all’interno del decreto liberalizzazioni, piace all’Abi e al presidente del Senato. “Il sostegno arrivato dall’Associazione bancaria italiana e le importanti parole espresse dal presidente del Senato, Renato Schifani, sono il segnale che l’istituzione del rating antimafia è un ulteriore passo giusto nel rafforzamento della lotta alla criminalità organizzatà”, ha detto il presidente di via dell’Astronomia, Emma Marcegaglia.

Due settimane fa, la proposta sollecitata da Confindustria che prevedeva l’istituzione presso l’autorità Antitrust (in sintonia con i ministeri dell’Interno e Giustizia) di un albo “di legalità” per le imprese, sembra aver trovato via libera per una prossima, definitiva attuazione.

L’iniziativa, vuole mettere in pratica quel presidio tanto caldeggiato dal vicepresidente, Antonello Montante, per la verifica d’irreprensibilità nei confronti del fisco, rimuovendo spettri di criminalità, corruzione e connivenze particolari. Il premio alle imprese sarà tradotto in un accesso easy per finanziamenti pubblici e prestiti bancari.

Sancito il principio, con piena approvazione da parte di Abi, dello stesso presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia e di moltissimi esponenti di spicco nelle compagini di Parlamento e Senato, le norme attuative saranno, a breve, demandate all’Antitrust, affinché si crei finalmente un sistema di regole chiare, univoche, trasparenti per chi fa impresa e perché no, d’impulso agli investitori esteri.

Rating” è un neologismo attualmente in uso con cui gli economisti definiscono l’affidabilità di un debitore nel ripagare il debito contratto, terminologia che sta a indicare una sorta di “patente legale” per gli imprenditori, un segnale di trasparenza che aiuterebbe soprattutto le aziende nei rapporti, spesso complicati, con le istituzioni e nel controllo del territorio, ostacolando comportamenti intimidatori, esortando gli stessi, a denunciare eventuali tentativi d’estorsione; spezzare, quindi,“quel circolo vizioso che danneggia l’economia del paese e le imprese sane”, come sostiene Emma Marcegaglia.

Se i buoni propositi si trasformeranno in realtà, sarà l’autorità garante della concorrenza, presieduta da Giovanni Pitruzzella, a elaborare un regolamento sui criteri operativi per l’albo dei virtuosi. Considerando le attuali problematicità, in che modo le imprese potranno rientrare nel circuito dei crediti bancari, resta elemento d’approfondire.