In Italia vi sono pochi dubbi sul fatto che la competizione si giochi sulla qualità, piuttosto che sul prezzo, ma solo un dirigente su tre indica ricerca e lo sviluppo come leve fondamentali per la crescita dell’azienda e solo un manager su quattro vede l’innovazione come una possibilità.
Lo si apprende da un nuovo sondaggio condotto tra i dirigenti italiani da Porsche Culsuting con la collaborazione di Federmanager, da cui si evince che solo uno su quattro ritiene che i prodotti creati dalla sua azienda siano davvero all’avanguardia, innovativi.
«Fare innovazione, capendo cosa vuole il cliente e declinando di conseguenza la produzione, è molto più difficile», spiega Federico Magno, 41enne ammini-stratore di Porsche Consulting in Italia. Nel 28% dei casi l’azienda da loro gestita non ha nemmeno un business plan, mentre il 43% dei dirigenti ritiene che la concorrenza (italiana o esterna non importa) abbia una strategia più solida.
Dice Marco Magnaghi, responsabile del Business innovation di Amadori, che «per innovare bisogna portare a tutti i livelli un’attitudine diversa, l’idea che non si possa lavorare sempre allo stesso modo e che si debbano superare le barriere organizzative», ed è per questo motivo che negli ultimi tempi sono state create delle figure inedite, proprio come la sua.
Però «dice Tim Cook di Apple che, se ha bisogno di un manager per l’innovazione, la tua società ha un problema. Forse è vero in Silicon Valley, io la vedo invece come una nuova sensibilità che si diffonde e una grande opportunità per le nostre aziende».
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