Gamification sul posto di di lavoro: tre regole

di Alessandra Gualtieri

11 Febbraio 2014 08:00

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Quando il gioco aiuta ad aumentare la produttività

Parlare di gamification in ambiente lavorativo può sembrare strano. Dopotutto, l’obiettivo della maggior parte dei datori di lavoro è quello di limitare il tempo trascorso a giocare a Angry Birds o Candy Crush Saga in ufficio, giusto? Non necessariamente. Gioco e divertimento potrebbero diventare elementi chiave per le aziende nel prossimo futuro.

Per gamification si intende l’applicazione di regole proprie del gioco alla vita di tutti i giorni, inclusa la sfera professionale. Il concetto è molto semplice: ripensare alla routine e ai compiti quotidiani – dall’assunzione e formazione dei dipendenti, dai controlli qualità alla gestione della forza vendite – in un’ottica più simile al gioco e all’interazione tra le parti, con l’obiettivo di rendere l’esperienza lavorativa più coinvolgente, soddisfacente, divertente e, di conseguenza, più produttiva. Utopia? Niente affatto. Secondo una ricerca Markets and Markets, il mercato della gamification raggiungerà i 5 miliardi di dollari entro il 2018 e, secondo Gartner, entro il 2014 il 70% di 2000 organizzazioni mondiali utilizzerà applicazioni basate sui giochi per valutare performance, benessere e formazione dei dipendenti.

Quali sono le aziende che già oggi utilizzano queste tecniche? Ce ne è per tutti i gusti: il multistore statunitense Target, ad esempio, misura l’efficienza dei suoi cassieri con una modalità molto simile a un gioco di squadra. L’esperimento ha portato a un aumento dell’efficienza e a una maggiore soddisfazione tra i dipendenti, riducendo al tempo stesso i momenti improduttivi. La catena di telefonia mobile Metro PCS utilizza un software simile a The Sims per formare lo staff vendite prima della prova sul campo.

Recentemente, in un articolo apparso su Forbes, Adam Penenberg – autore del libro Play at Work: How Games Inspire Breakthrough Thinking – cita molti esempi interessanti che mostrano come l’attuazione di strategie proprie del gioco, applicate in ambito lavorativo, rendano efficiente il business. “Google e Microsoft utilizzano strategie di gioco per aumentare la soddisfazione tra i dipendenti, migliorando al contempo qualità e produttività”, afferma Penenberg.

Penenberg illustra altri esempi nei campi più diversi: formazione, gestione dei servizi e recruiting. “In Canon, gli addetti alle riparazioni si esercitano su una fotocopiatrice virtuale trascinando e rilasciando i componenti. Cisco ha adottato strategie di gioco per migliorare le riunioni con la forza vendite e i call center a livello globale, diminuendo i tempi delle telefonate del 15% e migliorando le vendite del 12%. IBM ha creato un gioco che prevede che i partecipanti gestiscano intere città; L’Oreal ne utilizza uno in fase di colloquio per valutare le competenze dei candidati e aiutarli a scoprire dove vorrebbero lavorare all’interno dell’azienda”.

La teoria del gioco è diventata per le aziende più innovative una best practice consolidata. Come qualsiasi altra innovazione tecnologica, però, richiede un know-how non indifferente. Di seguito, alcune considerazioni da fare prima di iniziare a implementare qualsiasi tipo di applicazione di gaming in un’azienda.

Comunicare chiaramente gli obiettivi

Gartner stima che, entro il 2015, il 50% delle stategie di innovazione di un’azienda sfrutterà meccanismi di gioco digitale. Fondamentale è l’accettazione da parte dei dipendenti; mentre alcuni saranno entuasiasti della nuova impostazione di lavoro, altri potrebbero pensare che questa possa rallentare la produttività. Assicuratevi quindi di comunicare chiaramente i vostri obiettivi e le ragioni della novità, introducendo gradualmente il personale a questa nuova modalità.

Non “giocare” solo per aumentare la produttività

Usare la gamification per aumentare la produttività va bene, ma con cautela. Commenta Penenberg: “Penso che ci sia una reale possibilità che le aziende considerino la gamification solo per incrementare la produttività dei lavoratori, ridefinendo lavoro e compiti banali perché sembrino più simili a un gioco e promuovendo così l’aspetto meno interessante della gamification. Io tifo per le aziende che invece cercano di rendere la vita lavorativa dei dipendenti più appagante, coinvolgente, soddisfacente; ciò significa progettare sistemi di gioco che migliorino il lavoro”.

Le ricompense in denaro non sono sempre le più gratificanti

Utilizzare il gaming in ambito lavorativo non significa per forza dare al lavoratore più veloce una ricompensa in denaro. A volte, anzi, questo può allontanare i dipendenti e farli sentire come se stessero giocando uno contro l’altro invece di uno con l’altro. Promuovere una forte interazione tra i giocatori è un modo per far sì che i dipendenti collaborino fra loro. Inoltre, è bene cambiare il sistema di ricompense di tanto in tanto, affinchè i dipendenti si sentano sempre coinvolti.

A cura di Franco Gementi, Regional Sales Manager di Cornerstone OnDemand