Il desiderio di ottenere ottimi risultati raggiungendo gli obiettivi prefissati è certamente sano e positivo, tuttavia può rappresentare un problema se si cerca di conquistare l’impossibile. Questo è uno dei tratti distintivi del perfezionismo, un atteggiamento che diventa malsano nel momento in cui si perde il controllo non solo della vita professionale ma anche di ciò che succede al di fuori di essa.
Chi aspira alla perfezione cercando di inseguire obiettivi irraggiungibili tende generalmente a non staccare mai la spina, costringendosi a ritmi di lavoro insostenibili, privandosi del sonno e dimenticando le abitudini sane così come l’importanza della vita privata.
Per liberarsi dal perfezionismo è necessario condividere il modus operandi di coloro che riescono a essere altamente produttivi pur vivendo una vita soddisfacente e di successo, senza sacrificare salute e benessere mentale.
I perfezionisti possono essere suddivisi in tre tipologie differenti, per ciascuna delle quali esistono strategie efficaci mirate ad arginare e regolare questo atteggiamento.
C’è chi pensa che tutti gli impegni abbiamo la medesima priorità, mostrandosi incapace di individuare le urgenze reali: in casi come questi è utile preparare una “to do list” evitando di togliere ogni spazio al riposo, al sonno e al privato.
Ancora più difficile è affrontare la mancanza di consapevolezza e la predisposizione al pessimismo: per evitare di vedere tutto nero – e di immaginare le peggiori catastrofi – è bene maturare una più salda fiducia sulle proprie capacità di problem solving e, soprattutto, imparare a delegare.
Non manca, infine, chi mostra il suo lato incline al perfezionismo perché è incapace di dire no e di organizzare il suo tempo al meglio: può rivelarsi molto utile l’abitudine di concedersi almeno mezzora al giorno per programmare, evitando di dedicarsi a questa attività al termine della giornata lavorativa, quando si è troppo stanchi e lo stress è dietro l’angolo.