Attuare un licenziamento

di Francesca Vinciarelli

10 Marzo 2016 10:00

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Licenziamento: per tutti un processo complesso, serve determinazione e non solo per attuarlo.

La parola lavoro racchiude milioni di figure professioni e ambienti lavorativi, ruoli che possono comprendere anche operazioni complesse. Si pensa erroneamente che ruoli professionali più importanti siano privi di complicanze, problematiche e paure.

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Ricoprire un ruolo importante, come può essere quello di un manager è tutto tranne che facile, si va al contrario più spesso incontro a dinamiche e situazioni complesse e dalla difficile gestione, come ad esempio può essere un licenziamento. Quando si parla di licenziamento si pensa sempre e solo alla difficoltà di chi lo subisce, mai alle complicanze di chi lo attua. Tutto ciò se si parla di licenziamenti avvenuti per giuste cause, per licenziamenti avvenuti dietro problematiche più complesse, sarebbe differente. Concentrandosi però solo sul primo caso, si deve precisare che l’evento è negativo sia per chi licenzia che per chi viene licenziato. Un compito che la maggior parte dei manager devono affrontare, ma un compito che viene comunque sempre odiato. Non si impara mai la tecnica e il modo giusto, ciò che si dice e come si dice cambia da lavoratore a lavoratore, ed un manager non è quindi mai realmente pronto.

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Il licenziamento è un’esperienza sgradevole, dovrebbe sempre essere evitata se possibile, ma è ovvio che ci sono cause e motivazioni che possono portare un datore di lavoro a licenziare. Il manager prima di trovarsi davanti al lavoratore deve trovare la giusta serenità, elemento spesso troppo sottovalutato, ma al contrario molto essenziale. In poche parole il manager deve avere la forza che potrebbe mancare al lavoratore, cedere e far trapelare emozioni danneggerebbe manager e lavoratore. Forza che non deve essere confusa con l’insensibilità, il datore di lavoro deve rimanere comprensivo e sensibile.

Comunicazione che deve avvenire faccia a faccia, per correttezza e rispetto, se può esserci un timore verso il lavoratore che si va ad incontrare, può essere d’aiuto la presenza di un’altra persona, ma una delega per tale comunicazione dovrebbe essere sempre evitata. Dopo ciò si deve passare alla comunicazione sia del licenziamento che delle motivazioni, questo secondo elemento deve avvenire con molta chiarezza, il lavoratore deve avere tutte le informazioni necessarie per capire anche i propri errori. Chiarezza e precisione che non deve cessare neanche per quanto riguarda condizioni di fine rapporto, retribuzione e benefici.

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Superato questo primo step, il più difficile, al dipendente deve essere data la possibilità di dire la sua. Dato lo stato emotivo questo tempo può rivelarsi lungo, ma necessario per un dipendente, spesso il silenzio è l’unica soluzione, anche nel caso in cui la reazione è forte. Non bisogna mai iniziare discussioni, sarebbero inutili e anche poco professionali. Infine in un tempo breve è necessario comunicare il licenziamento e anche le motivazione, non sempre in modo dettaglio, agli altri lavoratori. Tutto ciò perché spesso un licenziamento fa scaturire paure e fantasiosi scenari. Questi comportamenti possono variare, sia dal lavoratore che si ha davanti sia dalle motivazioni del licenziamento, sta al manager capire anche la tecnica, se così può essere chiamata, migliore.