Godo di una pensione con un reddito superiore a € 30.000 annui, sono iscritto alla gestione separata dell’INPS e nel corso del 2019 ho realizzato un fatturato di 60.000 € in consulenze aziendali, mentre nel 2020 – a causa del Covid – non ho fatturato nulla. Posso beneficiare del ristoro facendo domanda entro il 28 maggio per il contributo a fondo perduto previsto dal DL Sostegni ed usufruire del 60% di € 5000 (media mensile perdita di fatturato 2020/2019)?
Il fatto che lei sia pensionato non la esclude dal contributo a fondo perduto previsto dal decreto Sostegni, e mi pare che il calcolo proposto sia corretto. Tenga presente che, per avere diritto all’indennizzo, non rileva l’iscrizione alla gestione separata INPS. Gli elementi che lei fornisce non la escludono a priori dalla possibilità di presentare domanda: tutto dipende se lei esercita l’attività consulenziale utilizzando o meno la sua partita IVA.
Per il diritto al ristoro, in pratica, la sua partita IVA deve risultare attiva. Il riferimento normativo è l’articolo 1 del dl 41/2021 (DL Sostegni), in base al quale l’indennizzo spetta ai:
soggetti titolari di partita IVA, residenti o stabiliti nel territorio dello Stato, che svolgono attività d’impresa, arte o professione o producono reddito agrario.
=> Contributi DL Sostegni: calcolo fatturato e perdita
Per quanto riguarda il calcolo, le confermo che il reddito da pensione non rileva nè per il superamento del tetto di 10 milioni di euro, al di sopra del quale non c’è diritto al fondo perduto, nè per determinare la somma spettante. In pratica, bisogna conteggiare esclusivamente le fatture e non gli eventuali redditi da lavoro dipendente o da pensione. In presenza, invece, di più attività da lavoro autonomo, bisogna sommare tutti i relativi compensi.Nel suo caso, quindi, è corretto rapportare la media mensile esclusivamente ai 60mila euro da lavoro autonomo e applicare l’aliquota del 60% prevista per chi ha compensi sotto i 100mila euro annui.
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Chiedi all'espertoRisposta di Barbara Weisz