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Professore universitario: stipendio, guadagni e carriera

di Noemi Ricci

27 Novembre 2023 14:25

Quanto guadagna un professore universitario ordinario, associato e ricercatore, come funziona la carriera accademica e il confronto con l'estero.

Per i professori universitari, le remunerazioni offerte in Italia sono inferiori rispetto all’estero, nonostante le nuove disposizioni introdotte nel 2022 con la Legge di Bilancio. Una delle peculiarità del nostro mondo accademico è la diversità di contratti che regolano le condizioni di lavoro dei professori universitari.

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I principali tipi di contratto universitario sono quello da professori ordinari,  titolari di cattedra affiancati da associati, ricercatori e professori straordinari. Ciascuno con uno stipendio nettamente differente rispetto agli altri ed una specifica progressione.

Vediamo i dettagli.

Come diventare professore universitario

Iniziando il percorso universitario, si potrà diventare Ricercatore dopo aver completato la laurea e il dottorato e aver superato il relativo concorso. Dopo tre anni di esperienza come Ricercatore (in alcune università vengono richiesti 5 anni), si può partecipare ai concorsi per diventare Professore Associato. Una volta raggiunte le 350 ore di insegnamento come Associato, potrai partecipare ad un altro concorso pubblico per diventare Professore Ordinario.

In totale, in Italia, ci sono 57.000 professori universitari, secondo gli ultimi del Ministero. In dettaglio: 14.800 professori ordinari, 18.800 ricercatori e 23.500 professori associati, mentre 400 sono professori straordinari.

La maggior parte lavora presso università pubbliche, che sono 53.500, mentre 4.100 insegnano in università private.

Quale contratto hanno i professori universitari

Il contratto da professore ordinario (o di prima fascia) si applica ai docenti titolari di cattedra e rappresenta la posizione più elevata. Lo stipendio varia in base all’anzianità e al grado accademico raggiunto.

 Contratto di Professore Ordinario

I concorsi per l’accesso ai ruoli universitari sono organizzati direttamente dalle Università e, per professori universitari di I e II fascia, si distinguono nelle seguenti procedure concorsuali:

  1. Procedure pubbliche aperte ai sensi dell’articolo 18, comma 1, della Legge 240 del 2010, per la selezione dei professori universitari di I e II fascia.
  2. Procedure per la chiamata come professore di II fascia riservate ai ricercatori che sono titolari di contratti di ricerca ai sensi dell’articolo 24, comma 3, lettera b) della Legge 240 del 2010 e che sono in possesso dell’Abilitazione Scientifica Nazionale secondo quanto previsto dall’articolo 24, comma 5, della Legge 240 del 2010.
  3. Procedure riservate ai docenti già in servizio presso l’ateneo ai sensi dell’articolo 24, comma 6, della Legge 240 del 2010. Questa procedura non è più valida dall’anno 2020.

Inoltre, è possibile accedere alle qualifiche universitarie di Professore di I e II fascia o ricercatore a tempo determinato attraverso l’istituto della Chiamata diretta ai sensi dell’articolo 1, comma 9, della Legge 230/05.

Contratto di Professore Associato

Il professore associato ha un contratto che, sebbene presenti retribuzioni inferiori rispetto a un professore ordinario, riflette comunque un livello di esperienza e competenza significativo. Il professore associato ha infatti piena titolarità d’insegnamento e libertà di ricerca.

Alla posizione di professore universitario associato si accede con pubblico concorso, come sopra descritto.

Per diventare docente ordinario è necessario aver svolto un certo numero di ore di insegnamento come professore associato, solitamente tra le 250 e le 350 all’anno. Successivamente, bisogna superare un altro concorso pubblico per ottenere la qualifica di professore ordinario.

Contratto di Ricercatore

I ricercatori spesso operano su contratti a termine, basati su una tariffa oraria. La retribuzione dipende dal numero di ore lavorate e dalle competenze del ricercatore.

La metà dei posti disponibili per il dottorato di ricerca sono associati ad una borsa di studio che copre lo stipendio dello studente, pari mediamente a 1.200 euro al mese. Il candidato collabora con un professore universitario per elaborare un progetto di ricerca e ha la possibilità di partecipare a seminari e corsi specifici per continuare la propria formazione.

I ricercatori a tempo determinato di cui all’articolo 24, comma 3, lettera b) della Legge 240 del 2010 possono essere assunti con contratti triennali. Questi contratti sono riservati ai candidati che hanno già usufruito dei contratti di Ricercatore di tipo a), che hanno ottenuto l’abilitazione scientifica nazionale per le funzioni di professore di prima o seconda fascia, che possiedono il titolo di specializzazione medica, che hanno beneficiato di assegni di ricerca ai sensi dell’articolo 51, comma 6, della legge 27 dicembre 1997, n. 449 per almeno tre anni (anche non consecutivi), che hanno usufruito degli assegni di ricerca di cui all’articolo 22 della presente legge o delle borse post-dottorato ai sensi dell’articolo 4 della legge 30 novembre 1989, n. 398, o che hanno avuto contratti, assegni o borse simili in università straniere.

I ricercatori a tempo determinato di cui all’articolo 24, comma 3, lettera a) della Legge 240 del 2010 possono essere assunti con contratti triennali. Questi contratti sono riservati a coloro che possiedono il titolo di dottore di ricerca o specializzazione medica. I contratti possono essere prorogati per soli due anni, una sola volta, previa valutazione positiva delle attività didattiche e di ricerca svolte. La valutazione si basa su modalità, criteri e parametri definiti con decreto del Ministro.

I ricercatori a tempo indeterminato sono una figura ad esaurimento e possono essere assunti solo tramite concorsi per trasferimento tra sedi universitarie ai sensi dell’articolo 3 della Legge 210/1998.

Contratto di Professore Straordinario

Il Professore Straordinario ha un contratto a tempo determinato ed è una figura prevista dalla Legge 230 del 2005, che prevede un contratto di 3 anni rinnovabile per altri 3 anni, finanziato da soggetti esterni per attività di ricerca. Questo incarico è riservato a coloro che hanno ottenuto l’abilitazione per la fascia dei professori ordinari o che hanno un’elevata qualificazione scientifica e professionale. I titolari di questo incarico godono del trattamento giuridico ed economico dei professori ordinari, con eventuali integrazioni previste dalla convenzione, per tutta la durata del rapporto.

Assegnista di ricerca

Nell’ambito accademico, vi è la presenza di un altro tipo di contratto: l’Assegnista di ricerca. Il contratto di lavoro per questa figura può avere una durata minima di un anno e massima di tre anni, ma non può superare i sei anni. L’assegnista viene selezionato tramite una procedura pubblica basata sui titoli e su un colloquio.

È importante sottolineare che questo tipo di contratto non è considerato un contratto di lavoro subordinato e non offre alcun diritto all’accesso alla carriera di professore universitario. L’assegnista di ricerca collabora con un responsabile scientifico, operando in modo autonomo e seguendo gli obiettivi dei programmi di ricerca.

Assistente del professore

In ambito accademico si incontra di frequente anche la figura dell’assistente del professore, che affianca il docente universitario durante le lezioni e svolge un ruolo importante nel supportare lo svolgimento delle lezioni . Il contratto dell’assistente del professore dipende da quello che è il ruolo ricoperto all’interno dell’università: può essere un dottorando, un borsista o un ricercatore.

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Quanto guadagna in media un professore universitario al mese

Partiamo subito dal dire che, nel 2022, sono arrivate delle novità per quanto riguarda lo stipendio dei professori universitari, grazie alla Legge di Bilancio, che ha stanziato un fondo di 290 milioni di euro per valorizzare la professione. Ciò ha comportato un aumento in busta paga di almeno 100 euro per gli insegnanti, oltre al pagamento degli arretrati che ha portato ad un aumento medio del 3,78% per i dipendenti pubblici.

Per rispondere alla domanda “quanto guadagna in media un professore universitario?”, è bene prima considerre che i valori cambiano a seconda del ruolo ricoperto in ambito accademico. Vediamoli di seguito.

Quanto guadagna in media un professore ordinario al mese

Secondo i dati 2021 (gli ultimi disponibili), un docente titolare di cattedra guadagna, in media, tra i 3.300 e i 4.000 euro netti al mese. Lo stipendio minimo per i professori ordinari parte da circa 27.000 euro lordi all’anno per arrivare a un massimo di 80.000 euro di RAL.

Per i professori ordinari sono previsti degli scatti di anzianità, che avvengono ogni 3 anni e prevedono un aumento del 12% per i primi 12 anni di carriera, del 6% dopo 16 anni e del 2,5% dopo 28 anni di servizio.

Da sottolineare che queste sono le cifre delle università pubbliche. La situazione dei professori che lavorano nelle università private è invece diversa: ad esempio, un docente presso la Bocconi può guadagnare fino al 35% in più rispetto ai colleghi delle università pubbliche.

Quanto guadagna in media un professore associato al mese

Un professore associato guadagna, in media,  tra i 43 e i 45mila euro lordi all’anno, ovvero tra i 2.200 e i 2.700 euro netti al mese. Ma con gli scatti di anzianità possono arrivare fino a circa 4.000 euro netti al mese.

Quanto guadagna in media un professore a contratto al mese

Per i professori universitari a contratto, invece, la retribuzione viene calcolata sulla base delle ore lavorate, con una tariffa media di 40-60 euro all’ora (escluse le sessioni di esami). Per i ricercatori, un laureato che sta facendo il dottorato di ricerca all’università lavora in media 250-350 ore al mese e guadagna, in media, tra i 1.200 e i 1.800 euro netti al mese (tra i 24mila e i 34 mila euro lordi l’anno).

Quanto guadagna un professore universitario per le tesi 

Non c’è alcun un compenso per il professore universitario che effettua la supervisione e la valutazione delle tesi di laurea. Molti sono convinti che fare da relatore per le tesi degli studenti rappresenti una componente aggiuntiva di guadagno per i professori universitari, ma non è così.

In realtà i relatori non ricevono alcuna remunerazione aggiuntiva rispetto allo stipendio: seguire i propri studenti nel lavoro di tesi fa parte del loro lavoro, in più questa attività contribuisce ad aumentare il loro prestigio all’interno dell’Ateneo.

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Qual è lo stipendio di un professore universitario all’estero

Gli stipendi dei professori universitari italiani sono tra i più bassi in Europa. Come abbiamo visto, nel nostro Paese, l’aumento dello stipendio per gli insegnanti in Italia dipende dalla loro anzianità. Per ottenere un aumento del 50%, un insegnante italiano deve lavorare per almeno 35 anni.

Diversa è la situazione dei professori universitari all’estero, anche se ci sono Paesi come Ungheria, Polonia, Paesi Bassi e Irlanda dove, per guadagnare il massimo, un professore universitario deve aspettare addirittura 42 anni.

Esaminando quanto guadagnano i docenti accademici all’estero, si evidenzia quanto conti il contesto economico e le politiche retributive dei rispettivi Paesi. Il salario medio annuo degli insegnanti è infatti strettamente legato al Prodotto Interno Lordo (PIL) del Paese di appartenenza. Più alto è il PIL pro capite, maggiore sarà il salario medio annuo degli insegnanti.

Questa è la conclusione a cui è giunto l’ultimo rapporto di Eurydice “Teachers’ and School Heads’ Salaries and Allowances in Europe – 2019/20”, che ha incrociato i dati della rete Eurydice (che raccoglie informazioni sull’istruzione a livello europeo) con quelli dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE).

L’analisi comparativa ha rivelato che il salario di base di un insegnante neoassunto in quattro paesi dell’Unione Europea (Romania, Ungheria, Polonia e Bulgaria) è inferiore ai 9mila euro annui. Questo trend si riscontra anche in altri paesi dove il PIL è basso, come Albania, Serbia, Turchia, Bosnia ed Eredità del Nord Macedonia. Invece, in Grecia, Lituania, Lettonia, Croazia, Estonia, Slovenia e Slovacchia lo stipendio base è inferiore ai 20mila euro annui.

Quanto guadagna un professore universitario in Danimarca

In Danimarca il massimo aumento si ottiene dopo soli 12 anni. In media, i docenti danesi percepiscono uno stipendio lordo di 51mila euro l’anno.

Quanto guadagna un professore universitario in Francia

In Francia un professore ordinario guadagna in media 57mila euro l’anno. Il guadagno massimo per i professori universitari francesi arriva dopo 29 anni di servizio, quando si ha un aumento del 70% dello stipendio iniziale.

Quanto guadagna un professore universitario in Svizzera

In Svizzera un professore universitario può portare arrivare ad avere un guadano lordo annuo fino a 165.000 euro, più del doppio rispetto al massimo ottenibile in Italia.

Quanto guadagna un professore universitario in Germania

In Germania un docente universitario può arrivare a guadagnare fino a 100.000 euro lordi all’anno.

Quanto guadagna un professore universitario in Olanda

In Olanda lo stipendio medio per un professore ordinario all’università si aggira intorno ai 78.500 euro. Nei Paesi bassi lo stipendio iniziale può aumentare già nei primi 15 anni di carriera, con un aumento percentuale totale che può superare il 105% nel corso degli anni.

Quanto guadagna un professore universitario nel Regno Unito

Nel Regno Unito lo stipendio medio di un professore ordinario è di circa 200.814 sterline l’anno.

Quanto guadagna un professore ordinario negli USA

Negli USA, il salario medio per il ruolo di professore nella località di Stanford, CA, è di 142.027 dollari all’anno. Inoltre, è prevista una remunerazione aggiuntiva in contanti media di 10.903 USD, con una variazione compresa tra 8.178 USD e 15.265 USD.