Approvata all’unanimità Aula della Camera il ddl sull’equo compenso, che ora passa in Senato. La proposta di legge Meloni-Morrone potrebbe dunque essere approvata in via definitiva in tempi molto ristretti.
Il testo del ddl alla Camera riproduce l’impianto del precedente disegno di legge, votato a suo tempo sotto il Governo Draghi ma senza terminare l’iter di approvazione. Su questo testo sono stati apportati emendamenti dalla Commissione Giustizia.
Ddl Equo Compenso
La proposta di legge sull’equo compenso dei professionisti si compone di 13 articoli e prevede criteri di remunerazione per i professionisti iscritti a Ordini e Collegi, con importo proporzionato alla quantità e qualità del lavoro svolto, in conformità ai parametri volti a stabilire i compensi relativamente alle singole categorie.
Per gli avvocati i parametri sono fissati dal Ministero della Giustizi, mentre per gli altri professionisti iscritti a ordini e collegi, il rimando è ai rispettivi regolamenti di individuazione dei parametri stabiliti dal Ministero. Per le professioni non ordinistiche sarà adottato un DM dello Sviluppo economico.
Il testo regolamenta la tutela delle prestazioni d’opera intellettuale svolti in convenzione con la Pubblica Amministrazione, le imprese bancarie e assicurative, le aziende con oltre 50 dipendenti o ricavi annui sopra i 10 milioni di euro.
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Sono ad esempio nulle le clausole delle convenzioni che non prevedono un compenso equo e anche quelle che prevedono la possibilità di modifica unilaterale del contratto da parte del cliente, la richiesta di prestazioni gratuite, l’anticipazione di spese o la rinuncia al rimborso, il pagamento oltre i 60 giorni dalla fattura. La nullità delle singole clausole non comportala nullità dell’intero contratto, valido per la restante parte.
Il provvedimento offre quindi una sponda anche alle imprese che lavorano con professionisti e vogliono dotarsi di modelli standardizzati di convenzione.
Ordini e collegi professionali dovranno adottare disposizioni deontologiche per sanzionare il professionista che violi le disposizioni sull’equo compenso. In base al dettato normativo, dunque, ricade su Ordini e Collegi il compito di irrogare la sanzione per eventuali violazioni a carico di professionisti che non convengono o preventivano un compenso giusto, equo e proporzionato.
In questo modo, però, a essere sanzionate sarebbero solo le professioni ordinistiche, come ha sottolineato Francesco Paolo Sisto, Viceministro alla Giustizia, intervenuto nell’ambito del 6° Forum Nazionale dei Commercialisti. Sisto ha dunque ribadito la necessità di attuare:
unn’alta sorveglianza dei rapporti fra contraenti forti e professionisti eventualmente non iscritti agli Ordini.
Una pratica che permetterebbe anche di portare allo scoperto eventuali esercizi abusivi della professione. Anche a tal fine, viene istituito un Osservatorio nazionale sull’equo compenso presso il ministero della Giustizia.