Flat tax: nuovo regime transitorio per chi fuoriesce dal Forfettario

di Alessandra Gualtieri

25 Marzo 2022 09:00

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Un regime fiscale transitorio di due anni per chi fuoriesce dal Forfettario con flat tax al 15%, prima di rientrare nel sistema IRPEF con aliquota al 43%.

Nella trattativa sulla delega fiscale in attesa di esame in Commissione Finanze alla Camera, il nodo principale resta la flat tax dei fuoriusciti dal regime forfettario. Dopo gli incontri tecnici tra maggiornanza e Ministero dell’Economia resta da concludere l’intesa con un vertice politico.

La necessità di un regime transitorio era stata avanzata dalle Commissioni Finanze di Camera e Senato nel documento conclusivo sulla riforma fiscale dello scorso 30 giugno 2021: un meccanismo di uscita graduale dal forfettario che risolva la criticità del sistema attuale, ossia il passaggio netto da tassa piatta ad IRPEF ordinaria nel momento in cui si sfora il tetto dei ricavi annui, «con aggravio significativo in termini, sia di tassazione, sia di maggiori adempimenti».

Oggi chi fuoriesce dalla flat tax al 15% ricade subito nel regime delle nuove aliquote IRPEF nei nuovi 4 scaglioni, nel caso specifico al 43% (redditi sopra i 50mila euro).

La riformulazione proposta dal governo prevede la conferma del regime agevolato  fino ad una soglia di reddito di 65mila euro, al superamento della quale si entrerebbe in un regime transitorio biennale che gode sempre di aliquota ridotta, prima di entrare nel regime ordinario dei contribuenti IRPEF. L’effetto di questo brusco aumento dell’imposizione fiscale, mette a repentaglio «la crescita dimensionale delle piccole imprese, il che contrasta con l’obiettivo fondamentale della riforma, vale a dire la promozione della crescita economica».

Nella proposta delle Commissioni parlamentari, il regime transitorio è opzionale e si applica per due periodi di imposta successivi al superamento dei 65mila euro, con aliquota al 20%. Per chi applica il forfettario al 5% (nei primi cinque anni di attività) l’aliquota proposta dovrebbe salire al 10%.

Ed è proprio su questo punto che il dibattito politico si sta concentrando: questa “flat tax a tempo” dovrebbe essere chiaramente maggiore del 15% riservato ai Forfettari ma manca ancora l’aintesa sull’aliquota. La Lega accetta il 20% ma solo se si alza la soglia di reddito a 100mila euro, o quanto meno 80mila. Il Pd propone invece di sostituire la tassa piatta nurante il regime transitorio biennale con delle maxi-detrazioni IRPEF.

Nella proposta originaria, era presente anche un elemento di condizionalità: per ciascuno dei due periodi di imposta con regime transitorio agevolato, ci dovrebbe essere anche una crescita nel volume d’affari, pari almeno il 10% rispetto a quello precedente. Un punto, questo, che ad oggi potrebbe risultare poco realistico in considerazione dell’incertezza economica in cui versa il Paese.