La flat tax rappresenta un regime fiscale potenzialmente favorevole, tuttavia è necessario applicare alcuni correttivi. Lo pensa la maggioranza degli ingegneri coinvolti in un sondaggio promosso dal Centro Studi CNI nel mese di maggio, su un campione di quasi 10.000 professionisti iscritti all’Albo.
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Se il 77% di questi professionisti pensa che le Partite IVA possano trarre vantaggio dalla flat tax, infatti, per l’85% non mancano alcuni dubbi e perplessità. Il rischio sembra essere quello di creare una forte distorsione dei meccanismi di concorrenza tra i professionisti, che non sarebbero più incentivati ad aggregarsi.
Il quadro è piuttosto articolato – afferma Armando Zambrano, Presidente del CNI –. Verrebbe da dire che:
siamo di fronte ad una norma miope, che nell’immediato crea vantaggi fiscali apprezzati, ma che vincola e ridimensiona la crescita nel futuro.
Il regime fiscale della flat tax andrebbe ridefinito in alcuni suoi aspetti, ad esempio, rendendolo applicabile anche ai professionisti che partecipano a società ed associazioni attraverso cui si esercita l’attività principale.
Per quanto riguarda le limitazioni che la flat tax potrebbe generare alle aggregazioni tra professionisti, il 30% degli interpellati ha dichiarato di volere entrare a far parte di uno studio associato o di una società.
Al contrario, il 41% di chi già socio di uno studio associato o sta pensando di sciogliere questo legame proprio per poter accedere al regime della flat tax.
Se vogliamo che il lavoro professionale sia competitivo – afferma Giuseppe Margiotta, Presidente del Centro Studi CNI – occorre favorire l’aggregazione tra professionisti, mentre:
la flat tax va nella direzione esattamente opposta.
Il rischio è evidente: la propensione a godere dei benefici fiscali potrebbe essere sovrastante rispetto alla propensione ad organizzare il lavoro sotto forma di studio associato o di STP.