Con un disavanzo di 200 milioni di euro tra entrate in contributi e uscite in pensioni, l’ente previdenziale giornalistico INPGI sta attraversando una fase critica che rischia di condurre al commissariamento: entro fine 2019, secondo le ultime stime, la cassa dei giornalisti si ritroverà con due anni e mezzo di riserva tecnica effettiva contro i 5 anni minimi.
Tenendo conto della situazione attuale e delle poco ottimiste previsioni per il futuro, la presidente dell’INPGI Marina Macelloni ha chiesto un incontro al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio, al Ministro del Lavoro e al Ministro dell’Economia per illustrare la proposta di soluzione messa a punto dal CdA.
=> Riforma Ordine Giornalisti: cosa cambia
L’ipotesi di legge è attualmente al vaglio del Parlamento grazie all’emendamento presentato dal gruppo parlamentare della Lega al c.d. Decretone.
La proposta si basa sul varo di una nuova legge che ampli la base contributiva degli iscritti all’INPGI 1, con l’obiettivo di portare al coinvolgimento di circa 20mila operatori dell’informazione o comunicazione anche se non riconosciuti dall’Ordine dei Giornalisti in via formale.
L’ipotesi prevede la richiesta di versamento dei contributi previdenziali all’INPGI 1 – e non all’INPS gestione separata o alla gestione INPGI 2 – da parte di coloro che lavorano all’interno degli uffici stampa pubblici o delle aziende quotate, ma anche delle aziende editoriali private con inquadramenti fittizi.
Un’altra strategia per risanare le casse dell’INPGI 1 si basa sul versamento di cinque anni di arretrati senza sanzioni da parte dei datori di lavoro.