Analizzando le politiche retributive delle società quotate in Borsa in base ai bilanci 2018, la nona edizione del Rapporto Executive Compensation di OD&M Consulting, società di Gi Group, mette in evidenza compensi in lieve diminuzione per gli AD e in crescita per direttori generali e dirigenti con responsabilità strategiche.
La flessione registrata è dovuta anche alla componente fissa, per via del rinnovo di molti CdA, mentre nei casi di crescita il motivo è spesso legato ala componente variabile monetaria. Inoltre, alcune clausole accessorie stanno scomparendo, mentre i trattamenti per cessione anticipata del mandato si registrano solo nel 35% delle imprese.
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Se la remunerazione monetaria totale media per il 2017 di un AD di Piazza Affari si attesta a 1.071.747 euro, si porta a 739.657 euro quella dei direttori generali e a 467.279 euro quella dei dirigenti con responsabilità strategiche, come CFO, Direttore Commerciale, Operations, di Divisione.
A conquistare un maggiore peso è la componente variabile, che raggiunge il 43,5% per gli AD, il 41,5% per i DG e il 40% per DRS. È soprattutto nelle grandi aziende, inoltre, che si registrano i compensi più elevati percepiti dagli AD, soprattutto dai top manager attivi nella finanza e nel segmento FTSE MIB.
Il report, inoltre, mette in evidenza come i piani di incentivazione di breve (STI) e medio/lungo periodo (LTI) siano sempre più legati a obiettivi di performance (KPI), soprattutto EBIT/EBIDTA e Posizione Finanziaria Netta.
Tra i piani di medio lungo periodo, in particolare, di diffonde l’utilizzo di piani misti “cash + equity based”, mentre tra i piani Equity Based gli strumenti più utilizzati sono le Stock Grants. Se il 90% delle aziende adotta condizioni di accesso ai medesimi e prevede precisi CAP (vale a dire tetti ai valori massimi di incentivi erogabili), il 70% imposta meccanismi di clawback (clausole di azzeramento o restituzione).