Il saldo e stralcio inserito in Legge di Bilancio solleva le proteste degli enti previdenziali privati. In particolare è la Cassa Forense a sollevare una questione di illegittimità costituzionale della norma, che lederebbe l’autonomia delle casse professionali e ne mette a rischio la sostenibilità finanziaria.
Il comitato dei delegati della Cassa Forense ha approvato una mozione contraria alla norma, evidenziando:
numerosi profili di illegittimità costituzionale, […] effetti negativi sia sulla sostenibilità finanziaria dell’Ente, sia sui futuri trattamenti previdenziali degli iscritti potenzialmente interessati al provvedimento.
La misura è quella prevista dal comma 185 della legge 145/2019 (manovra economica), che consente di sanare cartelle esattoriali relative a debiti contributivi, affidate all’agente della riscossione dal 2000 al 2017, pagando solo una parte del dovuto.
Utilizzabile dai professionisti iscritti alle relative casse e alle gestioni INPS dei lavoratori autonomi, prevede diverse aliquote a seconda della situazione economica del nucleo familiare: 16% con ISEE fino a 8.500 euro, 20% fino a 12.500 euro, 35% fino a 20.000 euro.
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Le critiche si concentrano sul «metodo utilizzato, in contrasto con i principi di autonomia riconosciuti per legge alle Casse Professionali dal Dlgs. 509/94 e più volte ribaditi dalla stessa Corte Costituzionale», e sul fatto che il provvedimento è «potenzialmente lesivo degli equilibri finanziari dell’Ente e degli interessi previdenziali degli stessi Avvocati iscritti».
L’istituto previdenziale degli avvocati invita quindi Governo e Parlamento a un riesame della norma, riservandosi «di tutelare gli interessi dell’Ente, anche di concerto con le altre Casse professionali».
Critiche anche da altre casse previdenziali. Secondo Walter Anedda, numero uno della Cassa dei Dottori Commercialisti (Cnpadc), sarebbe stato meglio estendere la norma agli Enti previa delibera, così da lasciare spazio a valutazioni di impatto finanziario.