Decreto Fiscale: farmacisti e medici senza e-fattura

di Anna Fabi

Pubblicato 27 Novembre 2018
Aggiornato 29 Novembre 2018 10:08

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Esonerati dall'e-fattura i dati sanitari, a fronte delle criticità evidenziate dal Garante per la Privacy in merito all'estensione a tutti i rapporti B2B e B2C della fatturazione elettronica.

Nessun obbligo di fattura elettronica per medici, farmacisti, altri operatori e strutture sanitarie. Tale esonero dall’obbligo di e-fattura dei dati sanitari, che si aggiunge a quello previsto per le partite IVA che hanno aderito al regime forfettario sotto i 65mila euro di ricavi e le società sportive dilettantistiche, è stato inserito in un emendamento al Decreto Fiscale (DL 119/2018), proposto dal relatore Emiliano Fenu (M5S) ed approvato dalla Commissione Finanze al Senato.

Il nuovo esonero dalla fattura elettronica riguarda un particolare tutti i soggetti tenuti all’invio dei dati al Sistema tessera sanitaria ai sensi del Dlgs 175/2014, quali Asl, Ao, Irccs, Policlinici universitari, farmacie, presidi di specialistica ambulatoriale, strutture per l’erogazione delle prestazioni di assistenza protesica e di assistenza integrativa, gli altri presidi e strutture accreditati per l’erogazione dei servizi sanitari e gli iscritti all’Albo dei medici chirurghi e degli odontoiatri.

=> Stop dal Garante Privacy alla Fattura Elettronica

E-fattura: i rischi per la privacy

L’obiettivo dell’emendamento è di superare, anche se solo in parte, le criticità evidenziate dal Garante per la Privacy in merito a possibili problemi di sicurezza nel sistema di interscambio dell’Agenzia delle Entrate e sulle loro conseguenze legali, già sollevate in precedenza da un’interrogazione dei deputati di Forza Italia in Commissione Finanze. Le stesse preoccupazioni presentate dall’Associazione nazionale commercialisti ad Assosoftware, Autorità Garante per la concorrenza e il mercato e Autorità Garante per la protezione dei dati personali.

Il Garante per la Privacy aveva chiesto all’Agenzia delle Entrate di rendere noto, con urgenza, come intendesse rendere conformi al quadro normativo italiano ed europeo le procedure di trattamento dei dati che verranno effettuati ai fini della fatturazione elettronica.

I dati contenuti nelle fatture trasmesse all’Agenzia delle Entrate contengono infatti anche dati sensibili di carattere personale o informazioni relative a transazioni commerciali che potrebbero essere oggetto di interesse da parte di terzi, volti a conoscere le scelte degli operatori economici e a profilarne le caratteristiche.

Per il Garante l’estensione del nuovo obbligo di fatturazione elettronica a tutti i rapporti B2B e B2C presenta:

Un rischio elevato per i diritti e le libertà degli interessati, comportando un trattamento sistematico, generalizzato e di dettaglio di dati personali su larga scala, potenzialmente relativo ad ogni aspetto della vita quotidiana dell’intera popolazione, sproporzionato rispetto all’obiettivo di interesse pubblico, pur legittimo, perseguito.

Il garante ha inoltre evidenziato in particolare le criticità legate al ruolo assunto dagli intermediari delegabili dal contribuente per la trasmissione, la ricezione e la conservazione delle fatture:

Molti operano anche nei confronti di una moltitudine di imprese, accentrando enormi masse di dati personali con un aumento dei rischi, non solo per la sicurezza delle informazioni, ma anche relativi a ulteriori usi impropri, grazie a possibili collegamenti e raffronti tra fatture di migliaia di operatori economici.

Per quanto riguarda le modalità di trasmissione attraverso lo SDI e gli ulteriori servizi offerti dall’Agenzia come la conservazione dei dati, l’autorità segnala problemi legati alla sicurezza:

A partire dalla mancata cifratura della fattura elettronica, tanto più considerato l’utilizzo della PEC per lo scambio delle fatture, con la conseguente possibile memorizzazione dei documenti sui server di posta elettronica.

Dialogo tra Entrate e Garante

Per prendere in esame i rilievi del Garante per la Privacy in tema di fatturazione elettronica e trovare la soluzione più idonea a garantire la “riservatezza” dei dati sensibili, l’Agenzia delle Entrate ha avviato ora una fase di dialogo con l’Authority.