Anche in tempi di crisi, gli incentivi per i manager non sembrano arretrare più di tanto. La conferma ci arriva direttamente da Detroit, Stati Uniti, polo americano dell’auto internazionale. Qui, Ford Motor, uno dei più importanti player del settore, sta applicando un piano di incentivi a lungo termine che permetterà al proprio manager di riferimento, il chief executive officer Alan Mulally, di mettere le mani su un pacchetto di opzioni che darà al CEO il diritto di acquistare cinque milioni di azioni della casa produttrice.
Una bella opportunità, sia per il manager – la cui azienda ha chiuso il 2008 con una perdita maxi pari a 14,7 miliardi di dollari, sia per la stessa società – che spera, con una simile iniziativa, di poter rassicurare anche gli investitori sulle prestazioni nel medio lungo termine.
Le opzioni che Ford ha predisposto per Alan Mulally prevedono infatti uno strike price pari a 1,96 dollari. Ciò significa che, qualora il prezzo di mercato dovesse scendere a tale prezzo di esercizio, il manager potrebbe procedere all’acquisto dei titoli azionari. L’opzione prevede tuttavia una facoltà di esercizio frazionata nel tempo, con l’acquisto di un terzo delle azioni entro un anno, dei restanti due terzi dopo due anni e, in alternativa, l’acquisto dell’intero pacchetto azionario dopo il mese di marzo 2012 e comunque entro il mese di marzo 2019.
Secondo alcuni analisti, alla fine dei conti Mulally potrebbe concludere le transazioni con un buon guadagno proiettato nel medio termine. Il manager, infatti, ha deciso di ridursi i compensi del 30% per l’anno in corso e per quello successivo, con l’eliminazione dei premi di produzione per l’attuale anno fiscale.
La risultanza dell’operazione di esercizio delle opzioni (ritenuta da più parti come molto probabile, visto l’andamento del corso dei titoli azionari di Ford), dovrebbe tuttavia costituire una buona chance di profitto per il CEO della società americana.
A proposito di Ford, la compagnia ha anche annunciato che non ritornerà a produrre utili netti almeno fino al 2011. Ma, a giudicare l’attuale andamento del mercato auto a stelle e strisce, nessuno è sembrato sorprendersi più di tanto.