Mercati: verso una nuova stabilità

di Barbara Weisz

27 Maggio 2009 10:00

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Come superare la crisi secondo Emilio Barucci e Marcello Messori, due dei massimi esperti italiani di finanza, che al tema hanno dedicato un libro

No alla nazionalizzazione degli intermediari finanziari. Si a una miglior regolamentazione, uniforme e coerente, dei mercati e degli operatori. Lo affermano Emilio Barucci e Marcello Messori nel loro ultimo libro, “Oltre lo shock. Quale stabilità per i mercati finanziari” (Egea, 2009, 310 pagine), recentemente presentato a Roma dall’ex premier Giuliano Amato, Marcello De Cecco, ordinario di storia della Finanza e della Moneta alla Scuola Normale Superiore di Pisa, dall’ex ministro delle Finanze Ignazio Visco e dall’ex direttore generale dell’Abi Giuseppe Zadra.

Un parterre d’eccezione per l’ultima opera dei due docenti (Barucci insegna Finanza matematica e Ingegneria finanziaria al Politecnico di Milano, Messori è titolare di Economia dei mercati monetari e finanziari e Microeconomia all’Università Tor Vergata di Roma), fra i massimi esperti italiani di finanza, che non negano l’evidenza: la crisi è senza precedenti e non si può pensare di uscirne con piccoli aggiustamenti. Ma non è nemmeno la fine del capitalismo, come qualcuno teme o ha temuto.

«L’instabilità e l’efficienza dei mercati – scrivono Barucci e Messori – richiedono una regolamentazione più stringente e soprattutto più uniforme sia degli intermediari che dei mercati». Le regole, però, non devono «bloccare le innovazioni», ma «limitarsi a un contenuto innalzamento dei livelli di standardizzazione dei prodotti finanziari». Non è utile nazionalizzare gli intermediari, anzi questo viene considerato dagli autori un allontanamento dal sentiro virtuoso di riemersione dalla crisi.
Fra gli interventi che invece vengono ritenuti opportuni, per esempio nell’Unione Europea, il superamento «della mera integrazione», per «costruire un unico mercato finanziario e per accentrare la regolamentazione» presso «un’autorità europea».

Negli ultimi anni c’è stato un equivoco di fondo, per cui in alcuni settori «si è imposta una meccanica ed errata assimilazione fra funzionamento efficiente dei mercati e necessità di una loro radicale regolamentazione», mentre in altri settori «si è proceduto ad affinamento o a rafforzamenti della regolamentazione senza estenderli e adattarli a tutti gli attori del mercato e a tutti i prodotti». Tre le principali novità che dovrebbero caratterizzare il dopo crisi: «l’eliminazione di ogni arbitraggio regolamentare di medio periodo, l’introduzione di limiti all’instabilità dei mercati senza che ciò porti al bando delle innovazione finanziarie di prodotto, l’abbandono della massimizzazione dei profitti di breve periodo come unica guida strategica, così da ricollocare gli obiettivi di breve periodo come una tappa intermedia (e correggibile) di obiettivi di lungo periodo».