Quando il manager è miope

di Luca Gianella

10 Giugno 2009 09:30

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Le recenti catastrofi finanziare ed economiche mettono in risalto un errato atteggiamento del mondo manageriale. Serve un cambiamento di prospettiva e soluzioni meno semplificatrici

Il sostantivo miopia sta assumendo sempre più connotati attigui al mondo imprenditoriale, caratterizzandolo in maniera negativa. Le recenti catastrofi finanziarie, si pensi ad esempio all’attacco alle Torri Gemelle o all’odierna crisi economica, e in aggiunta l’attuale disastro naturale del terremoto in Abruzzo mettono in evidenza una comune forma di miopia organizzativa, così definita dai recenti studi di management. Si tratta di una effettiva incapacità delle organizzazioni, e quindi, in primis, dei loro manager, di saper prevedere quanto sta per accadere, di agire prima dell’evento catastrofico e reagire adeguatamente alle sue conseguenze.

Quante volte nel mondo imprenditoriale abbiamo sentito parlare di “marketing myopia” ovvero dell’incapacità dei dirigenti aziendali di capire quali sono i propri target di riferimento e quindi di costruire mondi valoriali e prodotti adatti alle loro esigenze. In questo caso molte sono state le organizzazioni che hanno speso ingenti patrimoni pubblicitari e che hanno parlato a pubblici differenti da quelli realmente oggetto dei loro desideri. Questi approcci commerciali si sono rivelati fallimentari poiché contenevano in sé una errata previsione manageriale.

Oggi purtroppo siamo di fronte a catastrofi ben più importanti e di portata ancor più ampia. Quello che più ci fa pensare è che queste crisi di certo non accadono improvvisamente ma hanno un’origine il più delle volte sottovalutata dalle menti gestionali. Non possiamo più tollerare un approccio probabilistico alla gestione del rischio e alle sue conseguenze ma si deve cercare di capire cosa accadrà quando l’evento si verificherà. Il manager più competente non deve limitarsi al semplice calcolo della percentuale del verificarsi di un evento ma deve essere in grado di comprendere cosa può comportare e come far sì che questo porti con sé il minor numero di conseguenze.

Certo si tratta di un vero cambiamento di prospettiva e di ottica manageriale che impone alle grandi organizzazioni modelli organizzativi più affidabili e soluzioni meno semplificatrici.

È stato orribile guardare alla fine del simbolo economico degli Stati Uniti (le Twin Towers), così come è stato incredibile assistere alla resa dei più grandi manager del mondo della finanza, ancor più angosciante assistere al disastro delle case del territorio abbruzzese annientate e distrutte, abitazioni al suolo che hanno trascinato con esse ricordi, sentimenti e risorse economiche.

La miopia di cui stiamo parlando non è certo l’incapacità di prevedere quanto accadrà, purtroppo siamo ancora ben lungi da questa fase, anche se raggiungibile ed auspicabile, quanto una effettiva inadeguatezza nel comprendere quali siano i possibili effetti di un evento catastrofico. Occorre allora una rivisitazione del ruolo manageriale spesso tarato alla risoluzione delle problematiche più ricorrenti ma poco flessibili di fronte ad eventi improvvisi e probabilistici.