Così la crisi cambia la moda di lusso

di Carla Astengo

27 Luglio 2009 08:00

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In questi tempi di turbolenze economiche anche i top manager abituati a volare in business class o jet privati, riesaminano le voci di spesa del loro agiato stile di vita, a cominciare dal guardaroba

La crisi economica globale sta insegnando alle persone a vivere più modestamente in base ai propri mezzi. Anche i top manager soliti a volare in business class e jet privati, adesso riesaminano tutte le voci di spesa relative al loro agiato stile di vita, a cominciare dal proprio armadio: infatti, ora tendono a non ostentare il lusso, optando invece per soluzioni eleganti ma semplici e confortevoli. Di conseguenza, i negozi dei marchi di lusso languono in attesa di clienti, auspicando il ritorno di quei tempi in cui la gente, credendo nel domani, faceva abbondanti spese per il guardaroba.

Tuttavia, come osservano analisti e da esperti di crisi e turbolenze economiche nella storia, gli uomini meno di tutti sono disposti a ridurre le spese per il proprio abbigliamento: infatti, a differenza delle donne che riescono a modificare un vecchio abito, se essi non possono più acquistare abiti costosi, scelgono altre opzioni; ad esempio, in quest’anno di crisi, l’uomo d’affari è tornato al jeans come elemento di stile. E comunque, la tendenza generale comune a uomini e donne, è di diminuire il tempo dedicato allo shopping.

Altra tendenza maschile è quella di non voler sembrare un impiegato o un banchiere: infatti, ora gli uomini cercano di apparire come gli artisti, e scelgono uno stile “casual-chic” più democratico che gli consente di andare a lavorare in jeans e maglione.

Cosi, sotto l’influenza della crisi, lo stile “uomo d’affari del venerdì» è diventato la divisa ufficiale nelle aziende di tutte le capitali del mondo. Lo si può riscontrare anche nelle immagini dei candidati al titolo di uomo più elegante selezionati dalle riviste di moda più autorevoli, o sulle ultime copertine delle maggiori riviste maschili. Peraltro, questo stile, semplice e democratico, è anche molto conveniente in quanto adatto sia al lavoro di giorno, sia al club la sera.

In aggiunta allo stile casual-chic, tra i nuovi codici dell’abbigliamento maschile primeggia anche la tendenza al rifiuto del superfluo. Se in passato le persone indossavano abiti o divise e altri oggetti conformi a determinate regole di business, per dimostrare potere e superiorità, ora che il sistema economico è crollato, e la figura del top manager ha deluso, anche i codici estetici ne hanno risentito, e sono mutati. Tant’è che oggi non è strano incontrare proprietari di banche vestiti in uno stile più democratico.

La sensazione è che, in linea con lo spirito dei tempi, anche l’industria della moda sta iniziando a cambiare il concetto di eleganza dell’uomo d’affari, proponendo in alternativa all’abito rigoroso e sagomato, capi dalle linee morbide, leggeri, funzionali e sportivi che, oltre ad avere un costo notevolmente ridotto, garantiscono un aspetto elegante, ma meno formale.

Di pari passo, i rappresentanti delle imprese d’élite ora preferiscono indossare giacche uniformi, camicie bianche, cravatte strette e un classico, semplice jeans. E non considerano sbagliato indossare anche solo polo e jeans in un incontro di lavoro.

In sintesi, l’industria della moda, da sempre specchio degli umori dei tempi, oggi propone di passare ad un modo di vestire funzionale e confortevole anche negli incontri d’affari: felpe, jeans, giacche dalle linee morbide e scarpe da ginnastica. Per comunicare non solo un senso di libertà ma anche di sfida, disinvoltura e movimento. Perché oggi lo stile senza un senso d’azione è nulla.

Esemplare l’esempio offerto da personaggi come Sergio Marchionne, AD Fiat, sempre in pull anche negli incontri di business più importanti, e la first lady americana Michelle Obama, perfetta con i suoi golfini anche in visita dalla Regina Elisabetta d’Inghilterra.