I primi segnali di ripresa economica iniziano a essere tangibili, ma l’uscita dalla crisi sarà lenta e difficoltosa. Non sembra avere molti dubbi in proposito il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, Dominique Strauss-Kahn, da poco intervenuto a Berlino all’annuale incontro della Bundesbank. Per l’FMI l’economia sta iniziando a riemergere, tuttavia occorrerà ancora del tempo prima che gli effetti si trasferiscano sull’occupazione e sull’aumento della domanda di beni e servizi.
Nel corso del suo atteso discorso, il responsabile del Fondo Monetario Internazionale ha espresso la propria preoccupazione per il prospettato aumento della disoccupazione nel corso dell’autunno. Se tale eventualità dovesse verificarsi nei termini identificati dalle stime maggiormente pessimistiche, si potrebbe giungere a un ulteriore declino della crescita potenziale con conseguenze sociali definite preoccupanti. Secondo Strauss-Kahn per evitare questo scenario gli stati dovranno mantenere alta la guardia, evitando di interrompere troppo presto le iniziative tese a rilanciare l’economia e a sostenere la produttività.
«Abbandonare gli stimoli troppo presto porterebbe al rischio reale di mettere in pericolo la ripresa, con conseguenze potenzialmente significative per la crescita e la disoccupazione. Inoltre, le exit policies dovrebbero essere adottate solo quando vi saranno chiari segnali che la ripresa sarà davvero iniziata e che la disoccupazione sarà destinata a diminuire» ha dichiarato Strauss-Kahn durante il suo discorso alla Bundesbank.
Un ruolo centrale nelle politiche per l’uscita dalla crisi sarà rivestito dalle banche centrali, chiamate a compiere scelte difficili per gestire la transizione da un sistema economico assistito dagli aiuti pubblici per affrontare la difficile congiuntura a un sistema maggiormente slegato dall’assistenza dei singoli governi. Dalle loro decisioni dipenderanno le prestazioni dell’inflazione e saranno dunque necessari alti livelli di coordinamento e strategie di comunicazione chiare per gli operatori del settore per evitare deleterie incertezze.
«Le banche centrali potrebbero dover affrontare anche alcune sfide per mantenere la loro indipendenza. Potrebbero emergere pressioni politiche per aumentare il debito. Ciò deve essere evitato, considerati i seri e potenzialmente lunghi costi dell’inflazione. Inoltre, le preoccupazioni per i capitali perduti a causa dei bilanci ampliati potrebbero distrarre le banche centrali dall’impegno per mantenere i prezzi stabili e supportare la ripresa dell’economia» ha dichiarato Strauss-Kahn.
Il direttore generale del FMI ha poi passato in rassegna i principali progressi raggiunti nella riforma del settore finanziario, comparto dal quale è germinata una cospicua porzione dell’attuale crisi economica. Secondo Strauss-Kahn il sistema è ora maggiormente monitorato, ma mancano ancora riforme strutturali per creare un settore finanziario più stabile e sicuro.
«Il processo di riforma non sta procedendo alla velocità necessaria per affrontare i problemi causati dalla crisi. Non è naturalmente un compito facile: le riforme devono essere sufficientemente lungimiranti per anticipare i problemi di domani, ma allo stesso non troppo restrittive per evitare che ostacolino la crescita e l’innovazione nel settore finanziario» ha dichiarato Strauss-Kahn, accogliendo poi favorevolmente i progressi finora raggiunti sul fronte della regolamentazione. Infine, un monito: «La comunità internazionale deve operare congiuntamente per raggiungere progressi significativi in questo settore».
Per il primo responsabile del Fondo Monetario Internazionale i governi hanno dunque adottato politiche complessivamente valide per arginare gli effetti della crisi nel breve periodo. Occorrono ora provvedimenti di respiro più ampio tesi a riformare buona parte del sistema economico per garantire non solo la ripresa nel più breve tempo possibile, ma anche un futuro maggiormente sostenibile e stabile. Un risultato che potrà essere ottenuto solo attraverso la collaborazione internazionale e l’utilizzo delle istituzioni multilaterali come l’FMI.