BCE: ripresa vicina, ma occorre sanare i conti pubblici

di Emanuele Menietti

10 Settembre 2009 15:00

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BCE: in Europa si avvertono i primi segnali di ripresa dell'economia, ma gli stati membri dovranno adottare rapidamente nuove misure per sanare i conti pubblici. L'addio alla crisi sarà lungo e difficoltoso.

Nell’area euro iniziano a verificarsi i primi segnali di ripresa, ma la debolezza dell’economia su scala globale appare ancora persistente; il risanamento dei conti pubblici non potrà essere rimandato ancora a lungo. Giungono valutazioni in chiaroscuro dal bollettino mensile rilasciato dalla Banca Centrale Europea (BCE), impegnata nel difficile compito di indicare agli stati membri la strada da seguire per contrastare efficacemente l’attuale crisi economica.

Secondo l’istituzione europea, dopo un periodo di forte instabilità, l’economia nell’area euro si sarebbe ormai avviata verso un nuovo corso maggiormente stabile. «Nel breve termine l’area dovrebbe continuare a beneficiare della ripresa delle esportazioni, dei significativi interventi di stimolo macroeconomico in atto e delle misure adottate sinora per ripristinare il funzionamento del sistema finanziario. Il ciclo delle scorte dovrebbe inoltre contribuire positivamente. Permangono tuttavia notevoli incertezze e la persistente volatilità dei dati emergenti rende necessaria una cauta interpretazione delle informazioni disponibili». Per la BCE, la ripresa risulterà comunque discontinua a causa delle numerose variabili temporanee in campo, come gli aiuti erogati dai singoli governi europei per sostenere il sistema economico e i provvedimenti tesi a rilanciare il comparto finanziario.

Gli analisti della BCE indicano dunque una crescita su base annua del PIL (in termini reali) compresa tra -4,4% e -3,8 punti percentuali per il 2009 nell’area euro. Dato che dovrebbe ulteriormente migliorare nel corso del 2010, quando la progressiva uscita dalla crisi farà registrare una crescita del PIL tra -0,5% e 0,9%. Le nuove stime, differenti da quanto previsto durante lo scorso giugno, portano alcuni aggiustamenti statistici verso l’alto a riprova di una condizione sensibilmente mutata in ambito economico e ancora in piena evoluzione.

Misure di stimolo messe in atto dai singoli governi nazionali europei, clima di maggiore fiducia, riduzione minore del previsto dell’occupazione e un notevole aumento della domanda estera, e dunque dell’export, potrebbero giovare ulteriormente all’economia dell’area euro con evidenti benefici per la ripresa. La BCE sottolinea, però, come altre variabili potrebbero invece portare a una riduzione delle stime da poco formulate. Turbolenze tra mercati finanziari ancora sotto pressione ed economia reale, rincari dei combustibili fossili e delle materie prime, spinte protezionistiche e correzioni non coordinate tra i paesi potrebbero nuocere alla ripresa dell’economia, ritardandone i benefici effetti previsti.

Conclusa la prima fase di stringente emergenza, per la Banca Centrale Europea è ora giunto il momento di iniziare a elaborare i piani per il risanamento dei conti pubblici nel vecchio continente. L’istituzione sottolinea, infatti, come nell’area euro i conti pubblici siano in quasi tutti i paesi fuori scala, a tal punto da contemplare l’urgente necessità di inserire nei piani di bilancio per il prossimo anno indicazioni sulle exit strategy per interrompere progressivamente misure e stimoli messi in campo per affrontare la crisi. Per la BCE i tempi sono sensibilmente stretti: le politiche di risanamento dovranno essere avviate al più tardi con la ripresa economica per poi essere intensificate già nel corso del 2011. 

L’istituzione europea mira a riportare quanto prima ordine nei conti pubblici europei e l’attuale situazione economica sembra giustificare chiaramente tale necessità. Nell’area euro, infatti, solamente le tre economie “minori” di Cipro, Lussemburgo e Finlandia rispettano i criteri di Maastricht e tutti gli stati membri potrebbero scostarsi dal tetto stabilito per il 2010.

«Gli interventi di riequilibrio strutturale dovranno superare in misura significativa il valore di riferimento dello 0,5 per cento del PIL su base annua stabilito nel Patto di stabilità e crescita. Nei paesi che presentano disavanzi e/o rapporti di indebitamento elevati l’aggiustamento strutturale annuo dovrebbe raggiungere almeno l’1 per cento del PIL. Le misure strutturali dovrebbero concentrarsi sul lato della spesa, poiché nella maggior parte dei paesi dell’area dell’euro le imposte e i contributi sociali sono già elevati» si legge nel bollettino della BCE, che dimostra quanto sia ancora impervia, ma non impossibile da percorrere, la strada verso il rilancio dell’economia europea.