Ammontano a un milione le domande di disoccupazione liquidate nel corso dell’ultimo anno secondo l’Istituto Nazionale Previdenza Sociale (INPS). La comunicazione del dato è stata confermata oggi dal commissario straordinario dell’ente, Andrea Mastrapasqua, nel corso della presentazione della relazione sul primo anno di commissariamento dell’INPS. L’Istituto ha dunque registrato un sensibile aumento della disoccupazione a conferma degli effetti deleteri della crisi economica sul mercato del lavoro.
Stando ai primi dati, nel corso dell’ultimo anno sono state presentate ben 984.286 domande di disoccupazione, una cifra che fa segnare un incremento pari a 52,2 punti percentuali su base annua. L’importo medio erogato è stato così pari a 5.292 Euro per un periodo tra i sei mesi e i dodici mesi a seconda della natura dei casi presi in esame. Un andamento che conferma i dati record sulla cassa integrazione.
Durante la presentazione della relazione, il commissario straordinario Mastrapasqua ha sottolineato come le ore di cassa integrazione siano aumentate in un anno di ben 222 punti percentuali. Un incremento massiccio causato dall’aumento delle risorse per la cassa integrazione guadagni (CIG) che ha raggiunto +409,4% e anche per la cassa integrazione guadagni straordinaria schizzata a quota +86,7%. La crescita della cassa integrazione ha interessato principalmente il settore industriale e quello edilizio: nel primo caso l’incremento è stato pari al 660%, nel secondo a 66,7 punti percentuali.
Anche se con declinazioni diverse, i dati forniti dall’INPS confermano sostanzialmente le previsioni sull’andamento della disoccupazione formulate nel corso degli ultimi mesi da numerose società e istituti di rilevazione. La crisi economica ha inciso pesantemente sulla domanda di beni e servizi, portando a un considerevole rallentamento della produzione in alcuni settori. Il massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali rivela le criticità del mercato del lavoro nostrano a un anno dall’inizio della fase più acuta della crisi su scala globale.
Ai risultati poco incoraggianti sul fronte dell’occupazione e della spesa per fornire la cassa integrazione fanno da contraltare i dati positivi sulle finanze del’INPS. La serie di ristrutturazioni messe in campo nel corso dell’ultimo anno ha consentito di risparmiare circa 4 miliardi di Euro, facendo registrare così un sensibile miglioramento dei conti per l’Istituto. Le uscite sono diminuite di 417 milioni di Euro grazie alla razionalizzazione della spesa e delle risorse, mentre le entrate sono aumentate di ben 3,372 miliardi di Euro.
Stando alla relazione di Mastrapasqua, l’incremento dei flussi di denaro in ingresso è stato reso possibile grazie al recupero dei crediti che l’INPS non aveva ancora effettuato. Questa sola operazione ha fruttato all’Istituto 3,192 miliardi di Euro, rendendo così possibile una manovra complessiva pari a 3,789 miliardi di Euro. Dati confortanti destinati a incidere sul prossimo bilancio previsionale, destinato a essere inoltrato a breve al Consiglio di Indirizzo e Vigilanza per le tradizionali verifiche.
Il commissario straordinario prevede per il bilancio previsionale del 2010 «in via molto prudenziale, un utile del risultato di esercizio di circa 3 miliardi di Euro e con un avanzo finanziario per 4,5 miliardi di Euro». Il documento per il prossimo anno prevede un sensibile incremento delle uscite dovute agli aumenti perequativi e naturalmente alla spesa per gli ammortizzatori sociali. La differenza rispetto al 2009 sarà di circa 6 miliardi di Euro, condizione che porterà a un totale delle uscite pari a 231 miliardi di Euro circa.
I dati da poco comunicati non sembrano impensierire particolarmente il commissario straordinario dell’INPS. Mastrapasqua ha infatti ricordato che il bilancio è stato formulato tenendo in considerazione le stime del Dpef dello scorso luglio e non sulla più ottimistica Relazione previsionale e programmatica per il 2010 rilasciata alcuni giorni fa dal Tesoro: «In corso d’anno potremmo elaborare una nuova previsione. Anche il 2010 dà spunti di tranquillità per il sistema previdenziale italiano».