A distanza di alcune settimane dalle prime indiscrezioni, iniziano a trapelare nuove informazioni sul progetto di una Banca del Sud promosso da Giulio Tremonti. La conferma giunge direttamente dal Ministero dell’Economia, che ha da poco diffuso una nota per comunicare il previsto avvio del dibattito sull’istituto di credito nel corso del prossimo Consiglio dei ministri in programma per giovedì (15 ottobre).
«La Banca del Sud è prevista come istituto di diritto privato e per questo non può e non deve essere confusa con gli strumenti di intervento e di diritto pubblico noti come “piano per il sud”. Interventi e strumenti che sono in elaborazione presso Palazzo Chigi. Così chiariti i termini della questione – quanto è del pubblico, quanto è del privato – non ci sono state né polemiche né mediazioni [durante lo scorso Consiglio dei ministri, ndr]» si legge nel comunicato stampa pubblicato nella giornata di venerdì 9 ottobre sul sito web del Ministero.
Stando alle prime informazioni, il nuovo istituto di credito potrà fare affidamento sulle Poste, che entreranno a far parte del capitale della nuova banca. Un elemento dato ormai per certo dall’amministratore delegato di Poste Italiane, Massimo Sarmi che nella giornata di oggi ha dichiarato: «Questa è una decisione recente che sta per assumere il governo». Le parole di Sarmi sono giunte a poche ore di distanza dalla pubblicazione sul quotidiano Il Mattino di una intervista con Giulio Tremonti, che ha spiegato scopi e ragioni del nuovo istituto di credito per il Sud.
Salvo cambiamenti di programma, la banca si chiamerà “Banca del Mezzogiorno” e vedrà probabilmente la luce subito dopo l’approvazione di un apposito disegno di legge molto snello, costituito da cinque soli articoli. «Il Sud è una questione nazionale. Ma negli ultimi venti anni è mancata sul Sud una visione nazionale e unitaria. C’è stata una deriva regionale. Il mezzogiorno non è la somma algebrica delle regioni meridionali. È qualcosa di più e di diverso. Invece, nell’architettura politica, o ci sono soggetti troppo nazionali o troppo regionali. Ci sono due troppi di troppo» ha dichiarato Tremonti al Mattino.
Il ministro ha poi ricordato come al momento il Sud non abbia una propria banca, una condizione definita anomala se confrontata con il resto dell’Europa. Tremonti ha poi riaffermato i ruoli previsti dalla legge e dalle norme europee tra pubblico e privato: il nuovo istituto di credito sarà privato, ma la sfera pubblica avrà la responsabilità di «mettere insieme attorno a un tavolo i soggetti che possono realizzare il progetto». Il governo si impegnerà per incentivare la creazione di una rete fortemente legata al territorio e alle realtà già esistenti, come le banche di credito cooperativo. Un’esperienza analoga a quella realizzata in francia con Crédit Agricole, seppure con declinazioni sensibilmente differenti e rapportate alla realtà del meridione italiano.
«Per fare le banche del Sud ci sono voluti secoli. Per distruggerle sono bastati vent’anni. Per ricostruirle ci vorrà del tempo. Ma c’è sempre un giorno in cui si riparte» ha dichiarato Tremonti, dimostrandosi sostanzialmente ottimista sulle possibilità di crescita del nuovo progetto per il Sud. Il piano coinvolgerà dunque le banche popolari e di credito cooperativo (Bcc) che potranno, su base volontaria, costituire una rete per rafforzare la loro presenza probabilmente insieme all’apporto di Poste Italiane, che nel meridione ha una densità di presenza nei servizi finanziari intorno al 70% (dato riferito al totale dei punti di erogazione dei servizi finanziari tra gli uffici postali e le banche).
Stando alle informazioni fornite dal Mattino, all’operazione si affiancherà anche una emissione di bond-Sud tesa a garantire il sostegno finanziario necessario per l’avvio delle iniziative d’impresa nel meridione. Si tratterà probabilmente di obbligazioni e strumenti finanziari con scadenza a 18 mesi, alla cui emissione potrà provvedere qualsiasi istituto di credito o gruppo finanziario.
I progetti del Ministero dell’Economia per il Sud non intaccheranno i piani federalisti previsti per l’intero paese, come ha ribadito nella giornata di oggi Giulio Tremonti, interessato anche a rassicurare gli alleati di governo: «Il federalismo fiscale è fondamentale per una vita e un sistema più civile per tutti. Metà del governo del paese è fuori dal principio democratico del no taxation without representation. […] Non è più possibile andare avanti con metà della spesa pubblica fatta da soggetti non responsabili né democraticamente verso i cittadini, né moralmente».
In attesa delle prossime decisioni sulla Banca del Sud, il ministro ha infine ricordato come in Italia il 30% del mercato sia concentrato in due sole grandi banche inserite in un sistema «troppo staccato dal territorio». Una critica mossa già in precedenza al sistema del credito in Italia e respinta dall’Associazione Bancaria Italiana, che in più di una occasione ha ricordato come le banche siano presenti con le rispettive reti sul territorio e nel corso degli ultimi mesi abbiano avviato iniziative ad hoc per aiutare le piccole e medie imprese ad affrontare la crisi.