«Lo scudo fiscale può avere effetti negativi sugli incentivi dei contribuenti a pagare le imposte in futuro». Non ha lesinato critiche il direttore generale della Banca d’Italia, Fabrizio Saccomanni, nel corso dell’audizione sulla Finanziaria avvenuta al cospetto delle commissioni Bilancio della Camera e del Senato della Repubblica. Secondo il responsabile di Bankitalia, infatti, le misure adottate per il rimpatrio dei fondi detenuti illegittimamente all’estero potrebbero condizionare non poco le scelte dei cittadini sul pagamento delle imposte nel nostro paese.
Una preoccupazione espressa da numerosi osservatori già durante la fase di approvazione parlamentare del provvedimento e condivisa da un’ampia parte dell’opposizione, contraria alle modalità scelte dal Governo per incentivare il ritorno dei capitali in Italia. Una soluzione adottata anche in altri paesi, ma con modalità diverse e un forfait superiore al 5% del patrimonio dichiarato come ammontare per il pagamento dell’imposta.
«L’obiettivo di favorire l’emersione spontanea delle attività detenute illecitamente all’estero è accompagnato da un rafforzamento della lotta contro i paradisi fiscali, accentuatasi con la crisi internazionale. In quest’ottica si sono mossi i governi di alcuni dei maggiori paesi – fra i quali Stati Uniti e Regno Unito. Nelle esperienze di altri paesi l’emersione comporta il pagamento dell’intero ammontare delle imposte dovute e non versate, inclusi gli interessi per ritardato pagamento. A queste somme si aggiunge talvolta una sanzione, seppure ridotta rispetto a quanto previsto ordinariamente dalla legislazione tributaria. In alcuni paesi, come ad esempio gli Stati Uniti, non è previsto l’anonimato» si legge nel testo dell’audizione [pdf].
Nel corso del suo intervento dinanzi alle due commissioni, Saccomanni ha comunque sottolineato l’importanza del provvedimenti per mettere in campo nuove misure tese ad attenuare i pesanti effetti derivanti dalla crisi economica. «Lo scudo fiscale può avere effetti positivi ai fini della ripresa economica se almeno una parte dei fondi rimpatriati viene investita in imprese produttive o comunque destinata alla ricapitalizzazione di queste ultime. L’agevolazione per gli aumenti di capitale contenuta nello stesso provvedimento favorisce questo impiego» ha dichiarato il direttore generale di Bankitalia, soppesando i pro e i contro della misura adottata dal governo.
I rilievi sollevati dalla Banca d’Italia hanno inevitabilmente destato una ferma reazione da parte di Giulio Tremonti, che ha respinto l’ipotesi di un possibile effetto collaterale dello scudo legato al paventato aumento dell’evasione fiscale. Una eventualità ritenuta infondata dal Ministro dell’economia anche nelle settimane scorse durante l’accesa discussione in Parlamento per l’approvazione della misura tesa al reimpatrio dei fondi all’estero.
«Non c’è ragione di allarme» ha dichiarato Tremonti, per poi aggiungere: «Con vari nomi, [lo scudo, ndr] viene applicato in tutti i Paesi. Se c’è una ragione di allarme, e lo escludo, resta curioso che ci sia una comunanza di pensiero tra l’etica legale e gli interessi dei banchieri svizzeri, con rispetto parlando. Il rilievo può avere o non avere ragione. Secondo me è discutibile che abbia ragione». Una sostanziale smentita indirizzata a Bankitalia, successivamente attenuata dal Ministro attraverso un’ulteriore precisazione: «Se c’è un rischio sull’andamento dei corsi futuri, lo devono gestire tutti i Paesi che adottano le misure di rimpatrio».
Le dichiarazioni del direttore generale della Banca d’Italia hanno dunque aperto un nuovo fronte di polemica con Giulio Tremonti, a riconferma della tensione di rapporti tra il Ministro e via Nazionale. Tremonti sembra essere determinato a difendere fino in fondo la scelta dello scudo, rispondendo puntualmente alle obiezioni mosse sul provvedimento. Oltre alla Banca d’Italia, sia Cnel che Corte dei Conti hanno espresso non poche perplessità sull’effettiva efficacia della misura, temendo un gettito derivante dalla regolarizzazione dei capitali inferiore rispetto a quanto inizialmente previsto.