Fmi: l’economia è in ripresa, ma il sistema è ancora debole e vulnerabile

di Emanuele Menietti

23 Novembre 2009 14:00

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Per il Fondo Monetario Internazionale, l'economia è avviata verso la ripresa, ma permangono numerosi rischi legati alla disoccupazione, alle vulnerabilità del sistema finanziario e al debito pubblico

Il peggio è stato evitato e la tempesta sta lasciando spazio alle prime schiarite, ma i prossimi mesi per l’economia globale saranno ancora critici. È questa la visione del direttore generale del Fondo Monetario Internazionale (Fmi), Dominique Strauss-Kahn, sullo stato della crisi economica e sui margini di ripresa nel breve periodo dei cicli economici. Intervenuto all’assemblea annuale della Confederation of British Industry, il numero uno dell’importante istituzione si è mostrato ottimista sui tempi della ripresa, senza nascondere comunque una certa inquietudine per l’alto tasso di disoccupazione registrato in numerosi paesi nel corso degli ultimi mesi.

«La crescita economica è in ripresa, ma ci vorrà del tempo prima che l’occupazione la segua. È difficile sostenere che la crisi è passata quando la disoccupazione è ai massimi storici e continua a salire» ha dichiarato Strauss-Kahn, mettendo in evidenza una delle principali criticità legate alle conseguenze della difficile congiuntura economica. Una preoccupazione che sembra fare eco ai dati recentemente diffusi dall’Ocse, che prevedono tempi difficili sul fronte dell’occupazione con picchi pari al 9,9% nel tasso di disoccupazione per gli Stati Uniti e fino a 10,8 punti percentuali per l’Europa nel corso del prossimo biennio.

Secondo Strauss-Kahn, il sistema economico globale sarebbe al momento in una fase interlocutoria utile per costruire basi più solide per un rilancio dell’economia, ma al tempo stesso esposta a numerose vulnerabilità che senza i dovuti accorgimenti potrebbero portare a una nuova serie di pericolosi stravolgimenti. Per il direttore del Fondo Monetario Internazionale, i governi si dovranno dunque adoperare per assicurare una ripresa solida e duratura in grado di resistere ai pericoli di una ricaduta.

Nei paesi sviluppati i governi hanno messo in campo politiche tese a sostenere l’economia e a contrastare i principali effetti della crisi. Per Strauss-Kahn, tale condizione avrebbe portato a una sostanziale confusione finanziaria da riportare ora verso la normalità, con un progressivo disimpegno del soggetto pubblico dal comparto economico e finanziario. Un processo da gestire con attenzione per evitare contraccolpi e offrire soluzioni di uscita in grado di non ostacolare i primi deboli segnali di ripresa.

«Raccomandiamo cautela: uscire troppo presto dalle misure di stimolo sarebbe più rischoso che uscirne troppo tardi» scrive Strauss-Kahn nelle note per la conferenza di Londra, per poi aggiungere: «Siamo a un punto critico. La sostenibilità della ripresa dipenderà dalle decisioni che le autorità prenderanno nei prossimi mesi». Le exit strategy, invocate ormai da tempo dai principali organismi e dalle principali istituzioni finanziarie internazionali, dovranno essere adottate nei tempi giusti, con soluzioni progressive e ove possibile coordinate con gli altri paesi.

Nelle economie più avanzate, sottolinea Strauss-Kahn, il debito pubblico è aumentato considerevolmente a causa del rallentamento dell’economia e delle forti spese sostenute per arginare i danni della crisi. I governi devono mettere a punto i piani per invertire l’attuale tendenza e dare il via alle politiche tese al rientro dei conti pubblici. Un processo che potrà passare, nei casi più gravi, anche attraverso un drastico taglio della spesa pubblica e un aumento delle tasse e delle imposte, a patto di non compromettere e soffocare la ripresa.

Infine, una riflessione sulle politiche monetarie: «In molte economie avanzate la politica monetaria può permettersi di restare accomodante ancora per qualche tempo, visti i deboli segni all’orizzonte di un aumento dell’inflazione». Le banche centrali, ha concluso Strauss-Kahn, hanno infatti le risorse e le possibilità per ritirare le diverse migliaia di miliardi di dollari riversate sul mercato per far fronte alla crisi. Anche in questo caso, il processo di “normalizzazione” dovrà avvenire con gradualità per non interrompere il difficile cammino versa la ripresa.