La Banca Mondiale ha rivisto (al rialzo) le proprie previsioni di crescita sull’economia cinese. Stando a quanto sostiene ora l’istituzione finanziaria internazionale, il Prodotto Interno Lordo della motrice asiatica dovrebbe svilupparsi ad un ritmo pari all’8,4% durante il 2009, confermando agli occhi degli analisti internazionali la sensazione di una definitiva uscita dalla fase più complessa di questi ultimi anni.
Si tratta, a ben vedere, di una revisione davvero notevole, se si considera che non troppi mesi fa la Banca Mondiale si diceva quasi certa che l’economia cinese non sarebbe cresciuta oltre il 7%, e che le proiezioni 2009 più attendibili sostenevano uno sviluppo al + 6,5%.
L’istituzione ha invece mantenuto invariato il ritmo di sviluppo per il 2010, annunciando la crescita all’8,7%, e pertanto lievemente migliorativa di quanto la Cina andrà a realizzare nel corso dell’attuale esercizio.
Come giustamente affermato dalla stampa internazionale, la notizia della straordinaria ripresa economica della Cina dovrebbe far felici i propri principali partner asiatici e extra continentali. Alcuni settori industriali (ad esempio, l’automotive), sembrano infatti dipendere dalle esigenze private e commerciali del Paese asiatico, che è in grado di fungere da discriminante nel successo di un segmento, anche sul piano globale.
Nel corso degli ultimi anni, sempre più Paesi hanno inoltre legato le loro possibilità di sviluppo all’andamento degli scambi commerciali con la Cina, la quale, dal canto suo, oltre a una domanda interna di garantita ampiezza, ha potuto espandere i propri business oltre confine con una incredibile facilità.
Ma, tornando al report della Banca Mondiale, ci si domanda quali siano state le ragioni di questa rivisitazione al rialzo del Prodotto Interno Lordo cinese. L’istituzione sostiene che la maggior parte del merito andrebbe riconosciuto al piano di supporto e sviluppo predisposto dalle autorità governative, che ha potuto sostenere su livelli significativi la domanda privata e industriale locale; e, nel contempo, ha dimostrato di saper cogliere il momento giusto per programmare nuovi investimenti infrastrutturali.