L’inflazione nel 2009 rallenta e raggiunge quota 0,8%

di Emanuele Menietti

4 Gennaio 2010 16:00

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L'indice dei prezzi al consumo ha fatto registrare nell'ultimo anno una variazione pari allo 0,8%. Stando all'Istat, il dato è un nuovo record e per trovare qualcosa di analogo occorre andare a ritroso fino al 1959

Nuovo record per il tasso di inflazione in Italia. Stando alle ultime stime diffuse dall’Istituto Nazionale di Statistica, nel complesso del 2009 l’aumento dei prezzi è stato pari allo 0,8%, il dato più basso registrato dal 1959. Nel solo mese di dicembre, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC) ha fatto invece segnare un aumento pari a 0,2 punti percentuali rispetto al mese di novembre e un incremento dell’1% rispetto al medesimo mese del 2008.

«In base alla stima provvisoria, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) registra nel mese di dicembre una variazione di più 0,2 per cento rispetto al mese precedente e una variazione di più 1,1 per cento rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Alcune caratteristiche dell’IPCA, ed in particolare il fatto che tale indice tiene conto, diversamente dall’indice nazionale NIC, anche delle riduzioni temporanee di prezzo (saldi e promozioni), possono determinare in alcuni mesi dell’anno andamenti congiunturali significativamente diversi da quelli dell’indice nazionale» si legge nel rapporto sugli Indici dei prezzi al consumo da poco diffuso dall’Istat [PDF].

Gli aumenti congiunturali maggiormente significativi dell’indice per l’intera collettività si sono verificati in alcune specifiche categorie. La sezione identificata con la dicitura “Bevande alcoliche e tabacchi”, per esempio, ha fatto registrare un aumento pari a 1,8 punti percentuali, mentre “Ricreazione, spettacoli e cultura” ha toccato quota +0,7%. Il capitolo “Trasporti” si è distinto con un aumento maggiormente contenuto, calcolato intorno agli 0,5 punti percentuali.

Stando ai primi dati elaborati dagli analisti dell’Istat, alcune categorie hanno fatto registrare variazioni nulle. È il caso dei capitoli “Prodotti alimentari e bevande analcoliche” e “Istruzione”, entrambi rimasti invariati rispetto alla precedente rilevazione. Infine, alcuni ambiti hanno subito variazioni negative contenute, come nel caso di “Comunicazioni” (-0,4%), “Abitazione, acqua, elettricità e combustibili” (-0,3%) e “Servizi ricettivi e di ristorazione” (-0,1%).

«Gli incrementi tendenziali più elevati si sono registrati nei capitoli “Bevande alcoliche e tabacchi” (più 4,4 per cento), “Altri beni e servizi” (più 3,0 per cento) e “Istruzione” (più 2,4 per cento). Una variazione tendenziale negativa si è verificata nel capitolo “Abitazione, acqua, elettricità e combustibili” (meno 2,3 per cento)» scrivono gli analisti nel rapporto da poco diffuso sullo stato dell’inflazione nel Bel Paese.

Gli 0,8 punti percentuali di variazione nell’indice dei prezzi al consumo si rivela significativo se proiettato nella prospettiva dei dati storici fino a ora raccolti. Per trovare un dato simile occorre muoversi a ritroso di circa 50 anni fino al -0,4% registrato nel corso del 1959. La recente stima si differenzia sensibilmente rispetto ai dati del 2008, quando l’inflazione era salita al 3,3%, e mette in evidenza gli effetti del particolare momento per l’economia sia su scala nazionale che globale.

Secondo il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, il dato sull’inflazione per il 2009 «è una conferma della severità della crisi, ma anche del fatto che il potere d’acquisto dei cittadini non è stato penalizzato, ed è anzi in molti casi aumentato. La ripresa tendenziale dell’inflazione a dicembre è un indice di ripresa dei consumi e delle attività economiche». Scajola ha poi riaffermato l’importanza dei controlli sui prezzi per evitare speculazioni, specialmente sul fronte dei prodotti di largo consumo.

Infine, i dati forniti dall’Istat non sembrano entusiasmare particolarmente alcune associazioni dei consumatori. Secondo il Codacons «il tasso d’inflazione avrebbe dovuto essere addirittura negativo e non positivo» alla luce del sensibile calo della domanda registrato nel corso degli ultimi tempi. Per l’associazione dei consumatori, il mancato raggiungimento di tale condizione sarebbe stato causato dalla mancanza di un libero mercato vero e proprio nel nostro paese.