Quanto costa il vulcano islandese

di Barbara Weisz

19 Aprile 2010 10:00

logo PMI+ logo PMI+
Quinto giorno di stop ai voli in Italia e in buona parte d'Europa. Le compagnie perdono 250 mln di dollari al giorno. Bilancio pesante per l'agroalimentare italiano. Ma le Ferrovie invece ci guadagnano

Danni milionari per le compagnie aeree, ma non solo. Le merci deperibili accusano pesantemente il colpo, alcuni settori a partire dal turismo idem, per non parlare dei disagi, che comunque hanno notevoli riflessi economici, che stanno subendo persone e aziende nell’intero pianeta. E l’incubo, per chi deve volare, continua, visto che stamattina lo spazio aereo è stato aperto per un breve periodo, poi l’Enac ha comunicato un nuovo stop, che durerà almeno fino alle 8 di domani. Dunque, per il quinto giorno consecutivo non si può viaggiare in aereo in buona parte dell’Europa. Nel frattempo monta la polemica (giusta o no la decisione di bloccare il traffico?).

Innazitutto, la situazione attuale. Il presidente dell’Enac (ente nazionale dell’aviazione civile) ha comunicato questa mattina intorno alle nove la nuova chiusura. Causa: gli ultimi due bollettini meteo hanno ribaltato la situazione rispetto a ieri sera, quando sembrava che la situazione fosse destinata a normalizzarsi. In mattinata, dalle 7 alle 9, gli aerei avevano ripreso a decollare dagli scali del nord Italia (tranne quelli per Londra, Parigi, Bruxelles e Amsterdam, dove gli aeroporti sono rimasti chiusi).

In queste due ore da Malpensa qualcuno è riuscito a partire (sono decollati i voli per Catania, Napoli, Palermo, Bari, Il Cairo), e qualcun altro ad atterrare. Poi, il nuovo stop. «In attesa di almeno due bollettini univoci non si volerà da e per il Nord Italia». Il problema continua ad essere l’ormai famosissimo vulcano islandese Eyjafjallajökull: il bollettino spiega che nel corso della notte è stato registrato un peggioramento sul movimento delle ceneri trasportate dall’eruzione.

La Iata, associazione internazionale delle linee aeree, chiede l’apertura di almeno qualche corridoio per consentire di smaltire un minimo del traffico che si è acculmulato in questi giorni. Le compagnie lamentano ingentissimi danni, intorno ai 250 milioni di dollari al giorno. Ma i riflessi economici della crisi dei cieli non si fermano qui.

Per l’Italia, in difficoltà la filiera agroalimentare. La Coldiretti stima una danno di 10 milioni di euro in una settimana, dovuto alla mancata spedizione di prodotti come frutta, mozzarella, fiori. Per quanto riguarda altri settori, bisogna dirlo, le perdite sono probabilmente limitate, visto che la maggioranza delle merci italiane viaggia su strada. In generale, le prime stime dicono che l’Italia ha perso, in questi giorni, intorno agli 80 milioni di euro. C’è da dire che, a fronte di settori gravemente penalizzati, ce ne sono altri che ne traggono vantaggio: le Ferrovie stanno aumentando il numero di collegamenti per far fronte alla crescente domanda.

E ci sono le due facce della medaglia anche per il turismo. Per esempio, la Camera di Commercio di Milano stima che le rinunce nel nord Italia sono costate circa 10 milioni di euro al giorno. Ma gli alberghi e l’intero indotto (ristoranti, autonoleggi) hanno potuto contare sul fatto che moltissime persone rimaste a terra hanno prolungato il soggiorno. Insomma, stime più precise arriveranno quando la situazione si normalizzerà.

Il problema è quando questo succederà, visto che l’emergenza è legata a un fenomeno naturale e alle condizioni meteo. Gli effetti economici dipenderanno molto dalla durata, come è logico. Se il blocco dovesse durare per settimane, verrebbero minacciate le forniture per le fabbriche, e ne risentirebbe il pil del secondo trimestre. Se addirittura lo stop dovesse durare per mesi, Vanessa Rossi di Chatman House ritiene che le sole perdite nei settori viaggi e turismo potrebbero costare uno o due punti di pil. In pratica, l’intera crescita prevista per il 2010 in Europa (fra 1 e 1,5%). Ma si tratta di calcoli per ora del tutto astratti.  

Il problema, al momento, è che i disagi proseguono. E anche le polemiche, perchè ci sono diverse compagnie, come Lufthansa, Klm, Alitalia, ma non solo, che hanno effettuato voli di prova (cioè senza passeggeri) dai quali sarebbe emerso che in realtà le ceneri del vulcano non danno particolari problemi. Da qui, le proteste nei confronti delle autorità che peccherebbero per eccessiva prudenza sulla base di un allarme più teorico che pratico.

Comunque, il bilancio dei disagi è pesante: fino a ieri erano rimasti a terra circa 65mila passeggeri, che presto potrebbero arrivare a centomila. Al di là delle discussioni, e delle misure che eventualmente saranno decise in aiuto ai settori maggiormente penalizzat (già oggi un vertice europeo), per il momento l’unica conclusione da trarre è che chi deve volare deve innanzitutto informarsi contattando aeroporti e compagnie aeree, e probabilmente cercare poi delle soluzioni alternative.