Dai finanziamenti comunitari a quelli regionali. Forte è la spinta a uno dei settori tra i più dinamici d’Europa, con un tessuto di circa 280.000 imprese, di cui il 90% rappresentato da PMI, 4 milioni di persone impiegate e un fatturato complessivo di circa 800 miliardi di Euro: quello agroalimentare.
Negli ultimi anni e, in particolare nel corso del 2009, si è levata la voce dell’Unione europea con la richiesta di dare attuazione negli Stati membri alle iniziative tese a migliorare la comunicazione sulla qualità dei prodotti agricoli e che aiutino a ristabilire un collegamento tra agricoltori e consumatori.
Forte è stata l’attenzione rivolta ai sistemi di etichettatura che per assicurare la qualità dei prodotti della filiera agroalimentare devono essere più facili da utilizzare e da capire per i cittadini.
Queste le principali raccomandazioni della Commissione Ue che hanno portato all’adozione di un “Programma per sviluppare l’industria agroalimentare europea”.
Gli operatori del settore, infatti, lamentano spesso inefficienze e sprechi lungo la filiera che danneggiano l’intero settore. Secondo una ricerca, infatti, ogni 100 euro di spesa alimentare, solo 3 euro è l’utile che va in tasca ai diversi operatori della filiera in Italia. Gli altri 97 sono costi sostenuti dalle imprese agroalimentari.
Sono necessarie, quindi, azioni mirate e a breve termine innovare e dare competitività al settore. Una grossa mano la danno non solo le iniziative prese a livello comunitario, ma anche quelle a carattere nazionale e regionale.
Uno degli esempi è il contratto di programma recentemente firmato tra il Ministero dello Sviluppo Economico e il consorzio per lo sviluppo del sistema agroindustriale piemontese che prevede lo stanziamento di 28 milioni di euro per realizzare un piano industriale volto ad ampliare e ammodernare gli impianti produttivi e incrementare l’occupazione nel settore agroalimentare della regione.
Altro esempio importante è il pacchetto di misure per la competitività del settore agroalimentare “Made in Italy” contenute nel decreto legge 171/2008. Il DL, pubblicato in Gazzetta ufficiale il 4 novembre 2008, prevede un credito d’imposta fino al 50% delle spese ammissibili per la promozione dell’agroalimentare all’estero, attraverso investimenti in attività dirette in paesi UE e in Paesi terzi che inducano operatori economici e consumatori ad acquistare prodotti agricoli o agroalimentari di qualità, purchè non siano rivolte ad un singolo marchio o riferito ad un’impresa in particolare.