Wall Street, il crollo di un errore

di Barbara Weisz

7 Maggio 2010 12:30

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Ieri panico sul primo mercato mondiale, sotto di mille punti in un quarto d'ora, per un ordine sbagliato nel sistema: miliardi invece di milioni

«Che errore!», verrebbe da dire, ricalcando una celebre battuta di Julia Roberts in Pretty Woman. Il problema è che fra lo shopping in Rodeo Drive e le contrattazioni della prima borsa del mondo c’è, o perlomeno ci dovrebbe essere, una certa differenza.

Il fatto è da diverse ore al centro dell’attenzione internazionale: ieri pomeriggio, intorno alle 15, ora di New York (in Italia era sera), un operatore avrebbe inserito un ordine sbagliato nel sistema, digitando la b di billions invece della m di millions. Risultato: quindici minuti buoni di panico sul listino, crollato sotto la soglia dei diecimila punti. Una sequenza micidiale, il Dow Jones è passato da -2 a -9% in un lasso di tempo brevissimo.

Quando si verificano fatti di questo genere, è abbastanza immediato pensare a un errore tecnico, ma ieri i nervi erano evidentemente già tesi, la borsa comunque stava andando male dopo una seduta pesante in Europa, con la crisi greca a tenere banco, i timori di contagio e via dicendo. E così a qualcuno dev’essere sembrato di rivivere le sequenze da brivido del settembre del 2008, quando fallì Lehman Brothers.

Vediamo precisamente che cosa è successo secondo le ricostruzioni più accreditate. Un operatore, pare di Citigroup, ha immesso nel sistema un ordine relativo a un future, un e-mini, trattato al Chicago Mercantile Exchange, che scommette sui titoli azionari. Riguardava un pacchetto, in cui era inserito il titolo di Procter and Gamble, da 16 milioni di dollari. Ma il trader avrebbe appunto digitato nel sistema la B al posto della M, e il contratto è diventato quindi da 16 miliardi di dollari.

Le azioni di Procter and Gamble (fra l’altro, un titolo molto tranquillo, per nulla speculativo) hanno lasciato sul terreno il 40% del proprio valore in pochi minuti. Essendo quotata sul Dow Jones, l’indice ha intrapreso la vertiginosa caduta al ribasso. Immediato il panico, con le piattoforma elettroniche istantaneamente intasate dagli ordini di vendita. L’America ha vissuto veramente un quarto d’ora di paura, con dirette televisive dalla borsa, operatori alla ricerca di una spiegazione.

Ma, appunto, non era successo nulla. Quando si è finalmente capito che si era trattato di un normale errore tecnico, la situazione si è ristabilita, il Dow Jones ha contenuto le perdite (ha chiuso comunque con un ribasso superiore al 3%, così come il Nasdaq, ma c’è da dire che quella di ieri è stata una giornata pessima su tutti i mercati), i nervi si sono distesi. Nessuna nuova Lehman in vista. Ma è scattata l’ora delle polemiche. Primo: contro il Nyse, che ci ha messo qualche minuto di troppo a capire, e a comunicare, cosa stava succedendo.

Contro le regole del trading elettronico, che consentono appunto disguidi impensabili quando gli scambi di borsa avvenivano con le famose grida (e dire che Wall Street è ancora l’unico mercato del mondo dove questo succede ancora, ma il 60% del mercato passa anche li’ dalle piattaforme elettroniche). Da sottolineare che il Cme di Chicago smentisce che l’errore sia arrivato dalla propria piattaforma. Citigroup anche in un primo momento ha smentito poi ha annunciato di aver aperto un’inchiesta interna. La Sec, la Consob americana, ha fatto sapere che «sta lavorando per prendere misure adeguate» a proteggere gli investitori. E ha ovviamente aperto un’inchiesta per capire esattamente che cosa sia successo.