TomTom, uno dei leader internazionali nella produzione di sistemi portatili di navigazione satellitare, ha dichiarato di aver concluso il primo trimestre dell’anno con un livello inaspettato di utili netti. Il merito va attribuito principalmente a una decisa crescita dei ricavi di vendita e dei servizi offerti, ma anche a un contenimento dei costi che ha prolungato il proprio trend dal 2009.
Le azioni della compagnia, nelle ore successive all’annuncio dei dati trimestrali, hanno risposto molto bene durante le negoziazioni alla Borsa di Amsterdam. È d’altronde noto che la società veniva da un 2009 non eccessivamente soddisfacente (pur nemmeno drammatico, considerando lo scenario complessivo), caratterizzato da una perdita complessiva pari a 37 milioni di euro, o 25 centesimi per azione.
Nel primo trimestre del nuovo anno, invece, TomTom è riuscita a invertire la tendenza, chiudendo il conto economico di periodo con utili pari a 2,90 milioni di euro, o 1 centesimo per azione. Gli analisti principali di mercato non stimavano invece alcun utile, auspicando un contenimento delle perdite rispetto ai livelli pregressi. Migliorano, inoltre, le prospettive per l’esercizio in corso, anche se gli osservatori si domandano soprattutto se la compagnia riuscirà a efficientare le proprie strutture dopo i 130 milioni di euro di risparmio – derivanti da un taglio di varie voci di costo – che ha caratterizzato il 2009.
Ad ogni modo, come già preannunciato, il merito principale di questo risultato è attribuibile all’incremento dei ricavi da vendite e prestazioni, in sviluppo positivo di 26 punti percentuali a 268 milioni di euro, oltre le stime degli analisti. Bene anche il segmento business, con ricavi in aumento del 16% a 168 milioni di euro.
Accolto con soddisfazione, infine, il nuovo pacchetto di accordi che TomTom ha realizzato nei confronti di alcuni partner auto piuttosto importanti, come Alfa Romeo – Fiat e Ford Motor: la società non ha a tal proposito annunciato alcun dato quantitativo previsionale derivante dalla conclusione degli accordi, limitandosi a definire tali contratti come potenzialmente molto significativi in termini di contribuzione ai ricavi.