Pensioni, le donne lavorano già di più

di Barbara Weisz

8 Giugno 2010 14:00

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Secondo uno studio della Camera di Commercio di Monza, contando anche il lavoro domestico, le donne lavorano 12 anni in più degli uomini

Si può anche prendere come una provocazione, ma almeno è di quelle che stimolano la riflessione. In Italia, ovvero il paese che ha il triste primato di uno dei tassi di occupazione femminile più basso d’Europa, se al lavoro retribuito sommiamo quello domestico, il discorso si ribalta.

Secondo un’indagine della Camera di Commercio di Monza e Brianza, facendo appunto questa somma, le donne lavorano già oggi molto più degli uomini. Per la precisione, 12 anni in più. L’inchiesta appare di buona attualità in questi giorni che hanno visto l’Europa insistere sulla linea della fermezza nell’imporre alla Penisola di uniformarsi agli altri paesi, in termini di parità fra i sessi nell’età pensionabile, a 65 anni per tutti a partire dal primo gennaio 2012.

Per restare al confronto con il Vecchio Continente, le donne italiane sono quelle che maggiormente si addossano il carico dei lavori domestici, sia in termini assoluti che rispetto al sesso forte. «Gran parte del welfare privato è sulle spalle delle donne, a partire da quelle che lavorano e che fanno impresa», spiega Mina Pirovano, presidente del comitato per l’imprenditoria femminile della Camera di Commercio di Monza e Brianza, secondo la quale ora «la sfida è quella di conciliare i tempi e orari nella quotidianità, perché occorre aumentare l’indice medio di occupazione femminile». Questo si può fare «rafforzando il welfare pubblico», ma anche «cambiando le abitudini dentro le famiglie con una partecipazione più attiva degli uomini al ménage domestico», perchè «una società a misura delle donne è forse più moderna e tollerante».

Vediamo, numeri alla mano, qual è la situazione. Secondo i dati Eurostat, una donna italiana lavora mediamente 5,20 ore al giorno fra le mura domestiche. È il dato più alto d’Europa, seguito da Estonia, 5,02 ore al giorno, Ungheria e Slovenia, 4,57, Belgio, 4,32, Francia, 4,30, Gran Bretagna, 4,15, Germania, 4,11, mentre per esempio Finlandia, Svezia e Norvegia sono sotto le 4 ore. Se però la donna ha anche un’occupazione, diminuisce il tempo dedicato alle faccende di casa: in Italia è a 3,51 ore al giorno, e non è il dato più alto, superato da Slovenia ed Estonia, sopra le 4 ore, e Ungheria, 3,54.

Tutti gli altri paesi sopracitati presentano cifre più basse, comprese fra le tre ore e le tre ore e mezza, ad eccezione di Francia, 3,40 e Belgio, 3,52. E gli uomini? La media del tempo quotidiano dedicato alla casa è di un’ora e dieci minuti in Italia. E qui, il dato della Penisola è il più basso d’Europa. Gli unici altri paesi dove il sesso forte lavora in casa meno di due ore al giorno sono Francia, Germania, Finlandia e Gran Bretagna. I più virtuosi sono gli sloveni, con due ore e venti minuti. 

La Camera di Commercio di Monza e Brianza in base a questi e ad altri dati (di Eurostat, Istat e Digicamere) ha elaborato dei calcoli sul valore di questo lavoro “privato”: in media, a fine carriera si arriva a quantificare 212mila euro. Notevoli le differenze fra regione e regione: si va dai 295mila euro della Campania, ai 211mila del Lazio ai 194mila della Lombardia.

Ma il lavoro domestico svolto da un familiare andrebbe remunerato? L’indagine si pone l’interrogativo, e le risposte sono le seguenti: c’è un 13,2% che ritiene giusto che non sia remunerato, un 8,8% che non sa rispondere, una maggioranza del 33,7% secondo cui bisognerebbe pagarlo una cifra che va dai sei ai dieci euro, una minoranza del 4,3% che invece sborserebbe da uno a cinque euro, un 21,2% favorevole a un emolumento anche più alto, da 11 a 15 euro, e un 8,3% che pensa a uno stipendio fra i 16 e i 20 euro.