La mappa delle aziende in crisi

di Barbara Weisz

14 Giugno 2010 14:00

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Da Merloni ai call center al Made in Italy sono 170 i tavoli di crisi aperti al ministero dello Sviluppo Economico. A rischio 200-250mila posti

Il 2010 è l’anno in cui inizia la ripresa, ma anche quello in cui la crisi fa maggiormente sentire i suoi effetti nel mondo del lavoro. Sono 170 i tavoli di crisi aziendali aperti al ministero dello Sviluppo Economico, e a rischio ci sono circa 200-250mila posti di lavoro.

La mappa della crisi vede alcuni settori particolarmente in sofferenza, come quello dei call center, con circa 20 mila posti a rischio. A quota 15mila i lavori in bilico nella ceramica, soffre il distretto del mobile imbottito fra Puglia e Basilicata, che rischia un ridimensionamento nell’ordine di 5mila posti su un totale di 15mila. Fra le situazioni di maggior rilievo, il gruppo Merloni, con 4mila posti a rischio in Umbria, Marche ed Emilia e con il recente annuncio della volontà di chiudere due stabilimenti Indesit, nelle province di Bergamo e Treviso.  

I 170 tavoli aperti riguardano aziende che hanno in torale 400mila dipendenti. È pari a uno su quattro il numero di coloro che rischiano di perdere il posto, per un totale di circa 109mila persone. Ma da questo monitoraggio sono escluse le piccole e medie aziende (i tavoli aperti riguardano imprese coon almeno 150-200 addetti). Fra l’altro, non ci sono neanche le vertenze relative ai grandi gruppi, seguite dall’insieme del ministero, come Fiat, Telecom, Eni, e le aziende in amministrazione straordinaria. Per cui, secondo i calcoli di Giampiero Castano, il responsabile dell’unità di crisi, si arriva a 200-250mila posti a rischio.

Geograficamente, la regione più esposta è la Lombardia, con 3777 posti a rischio, seguita dal Piemonte, a quota 3370,  e dalla Puglia, a 3120. Con un numero di posti fra i 2mila e i 3mila, Veneto, Lazio, Toscana e Campania. Intorno a quota mille Sardegna, Abruzzo, Basilicata ed Emilia Romagna.

Quanto ai settori, non si salva nemmeno il Made in Italy, per esempio con le crisi di Mariella Burani, in amministrazione controllata, che riguarda mille e cinquecento persone, o di Ittierre, l’azienda di It Holding che sarà in vendita entro l’estate, con una vertenza che riguarda 1500 lavoratori, ma anche del Gruppo Miroglio o di Golden Lady.

Per non parlare dell’information technology, che fra ex Eutelia, Omnia Network, Phonemedia e altri vede circa 20mila persone rischiare di perdere il lavoro. Circa 4500 i posti a rischio nella chimica di base, con vertenze come quella della Vinylis di Porto Torres, i cui operai nei mesi scorsi hanno occupato l’Asinara ribattezzandola Isola dei disoccupati. Altri 4mila lavori in bilico nella farmaceutica, Oltre tremila nella componentistica auto, con le crisi di Ergom, dove 500 persone rischiano di perdere il posto in Piemonte, Campania e Lombardia, Oerlikon, 1200 posti, o della Grimeca di Rovigo.