Gates e Buffett: un appello ai miliardari

di Barbara Weisz

17 Giugno 2010 14:00

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I due paperoni chiedono ai "colleghi" ricconi americani di devolvere il 50% della propria fortuna nel sociale. Le adesioni, da Bloomberg a Rockfeller

Tutto è partito da una serie di cene, rigorosamente riservate ai miliardari, che Bill Gates e Warren Buffett hanno organizzato nel corso dell’ultimo anno. I due paperoni americani hanno pensato di discutere con alcuni degli altri americani più ricchi gli effetti della crisi sulla filantropia. E alla fine hanno proposto un’iniziativa, chiamata “giving pledge”, con la quale chiedono ai facoltosi colleghi e amici di versare almeno la metà della loro ricchezza in opere di bene.

Naturalmente, il fondatore di Microsoft e il superfinanziere di Berkshire Hathaway, hanno dato il buon esempio per primi. Del resto, entrambi sono tradizionalmente impegnati nel sociale. Un settore che comunque riceve impulso, oltreoceano, da una tassazione che lo rende appetibile.

In realtà, complice probabilmente anche la crisi con i suoi effetti sui grandi patrimoni, negli ultimi due anni le donazioni hanno registrato il peggior declino dagli anni ’50. L’anno scorso sono calate del 3,6% a 303 miliardi di dollari, dai 315 del 2008, quando comunque erano scese del 2%.

In questo clima si inserisce l’iniziativa del secondo e del terzo uomo più ricco del mondo secondo Forbes, che ha come target quelle poche centinaia di super ricchi americani che possono contare su patrimoni molto consistenti. Buffett ha donato il 99% del proprio patrimonio alla Fondazione Bill e Melinda Gates, che da anni investe in opere sociali in tutto il mondo. Il loro appello, messo nero su bianco in una lettera, è stato raccolto da altri.

Il sindaco di New York, Michael Bloomberg, nel 2009 ha donato 254 milioni a circa 1400 organizzazioni no profit. Il magnate David Rockfeller ha destinato più di un miliardo di dollari a cause di interesse sociale, di cui 100 milioni al Moma, il Museum of Modern Art di New York, alla Rockfeller University, ad Harvard, e al Rockfeller Brothers Fund.

L’imprenditore dei media Gerry Lenfest ha destinato alla sua fondazione circa 800 milioni, il 70% del proprio patrimonio. Marc Benioff, il fondatore di Salesforce.com, ha dichiarato che darà 100 milioni a un ospedale per bambini dell’Università di California, San Francisco.

Eli Broad, ex presidente di SunAmerica e fondatore di KB Home, e sua moglie Edythe hanno annunciato che devolveranno in cause filantropiche il 75% della loro fortuna, valutata da Forbes intorno ai 5,7 miliardi di dollari. La loro Broad Foundations ha investito oltre due miliardi in educazione, ricerca medica e scientifica, e nelle arti. Adesioni anche dal venture capitalist John Doerr, dall’ex presidente di Cisco John Morgridge.

Se, per ipotesi, tutti i 400 americani più ricchi presenti nella classifica di Forbes dovessero aderire, nei termini richiesti del 50% dei rispettivi patrimoni, si arriverebbe a una cifra intorno ai 600 miliardi di dollari (ottenuta dividendo per due la somma dei patrimoni, ovvero circa 1,2 triliardi di dollari in tutto). Sarebbe la raccolta di beneficienza, se così si può chiamare, più ricca della storia.