Viaggio fra le economie mondiali: Gran Bretagna

di Barbara Weisz

23 Giugno 2010 15:30

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Il paese è fra i più colpiti dalla crisi e ha appena varato una manovra da 40 miliardi di sterline all'anno fino al 2015. Tassate anche le banche

Quaranta miliardi di sterline, ovvero 48 miliardi di euro, ogni anno fino al 2015. È questa l’entità della manovra anti crisi decisa ieri dal primo governo di coalizione della Gran Bretagna dal dopoguerra, guidato dal conservatore David Cameron (che ha battuto il laburista nonché premier uscente Gordon Brown alle recenti elezioni), alleato con i liberaldemocratici. Del resto, nel paese di Sua Maestà la crisi ha colpito più duramente che altrove, il Regno Unito deve fare i conti con un deficit record all’11% del Pil.

Fra i paesi europei, i conti pubblici britannici sono fra quelli che preoccupano maggiormente, pur nei limiti relativi al fatto che si tratta comunque di un paese tradizionalmente solido. La situazione ha costretto il governo a decidere la manovra più severa dai tempi di Margareth Thatcher. E non si tratta di una manovra di “corto respiro”, ma anzi prevede che l’austerità prosegua fino al 2015.

Questo significa che in tutto bisognerà riparmiare 200 miliardi di sterline (239 miliardi di euro). La maggior parte dei soldi, circa 32 miliardi all’anno, arriveranno dai tagli alle spese, mentre altri 8 deriveranno da aumenti delle tasse. Le misure non risparmiano praticamente nessuno: vengono congelati gli stipendi pubblici sopra le 21mila sterline fino al 2012, i ministeri devono tagliare il 25% delle spese, previsti tagli al welfare (ma non alla sanità), aumenta l’iva al 20% dall’attuale 17,5%, introdotta una tassa sulle plusvalenze finanziarie, e non si salvano nemmeno le banche.

Dovranno infatti versare un’imposta dello 0,04% nel 2011 quindi dello 0,07% calcolato sullo stato patrimoniale. La Gran Bretagna è il primo paese europeo ad aver introdotto una sorta di tassazione sugli istituti di credito, ipotesi che Bruxelles sta prendendo in considerazione per tutti e che, per esempio, non incontra il favore delle banche italiane. 

Dalla scure si salvano invece le imprese, che anzi vedono ridotta l’aliquota al 27% (dal 28) nel 2011 e al 24% per gli anni seguenti. Il motivo è evidente: l’esigenza numero uno è quella di mettere in sesto i conti, ma anche di far ripartire l’economia. Obiettivo: dopo che nel 2009 il pil è sceso del 3,1%, quest’anno bisogna garantire una crescita dell’1,3% per arrivare al 2,7% nel 2015.

Il piano è stato illustrato ieri dal neo Cancelliere dello Scacchiere (il ministro delle Finanze) George Osborne, che con i suoi 39 anni è il più giovane nella storia britannica.

Nella classifica internazionale della competitivtà del Wolrd Economic Forum l’Inghilterra è al tredicesimo posto nel mondo, ma negli ultimi anni ha perso gradualmente posizioni (era dodicesima nel 2008 e nona nel 2007).