In un periodo come quello attuale, caratterizzato da una crisi profonda anche nel settore del lusso, in genere pressochè immune dal tracollo dell’economia, un cambiamento del target di riferimento dei mercati potrebbe forse rappresentare la svolta per un decisivo cambio di rotta.
In questa prospettiva rivoluzionaria, al centro della scena dovrebbero collocarsi delle categorie finora bistrattate dalle aziende a caccia di grandi numeri, ovvero i giovani e le donne, portatori di interessi semplici ma rappresentativi.
I numeri a tale proposito parlano chiaro, basti solo pensare che i giovani e le donne, insieme, rappresentano circa il 60% della popolazione. Una nutrita fetta di outsider, insomma, che potrebbe costituire, per le imprese, uno stimolante bacino dalle elevate potenzialità economiche.
Da «soggetti deboli» , insomma, a «protagonisti di un’altra economia». È proprio questa l’interessante analisi che emerge dal volume di studi, ricerche e interventi realizzato dalle Acli per l’editore Marcianum Press dal titolo “Povertà e impoverimento. Giovani e donne, attori di un’altra economia”.
L’opera sviluppa un inedito dibattito basato sul rovesciamento di una prospettiva consolidata all’interno della società. In questa nuova visione i giovani e le donne sono «il motore del cambiamento», gli agenti di un «dinamismo che può indicare la fuoriuscita dalla crisi» in primis poiché portatori di un’inesauribile risorsa di energia e creatività.
Il tema viene ripreso e sviluppato ampiamente anche dalla nota economista suor Alessandra Smerilli, che, intervenuta nel corso di un convegno all’interno di Loppiano Lab ha avuto modo di dichiarare: «Le peculiarità femminili come l’intuizione si trovano spesso schiacciate in un contesto economico che privilegia quelle maschili. Eppure, uno studio dell’Università di Leeds dimostra che un’azienda ai cui vertici ci sia una presenza femminile ha il 20 per cento in meno di probabilità di essere messa in liquidazione, e se la componente femminile supera il 30 per cento si raggiunge più facilmente l’eccellenza organizzativa».
La tematica del potere intrinseco, ma ancora inesplorato, delle due categorie in oggetto è ripresa anche nel libro “La sfida degli Outsider” di Angela Padrone, edito da Marsilio, in cui si analizza la paradossale situazione per cui le donne, i giovani ed in genere tutti quelli che non sono già “ben introdotti”, nel sistema hanno minori possibilità di successo pur rappresentando delle risorse fondamentali sulle quali scommettere per il rilancio dell’economia e la crescita della società.
Ecco, in un abstract, alcuni passi significativi del volume: «Per essere donna hai fatto abbastanza carriera, no?!» Questo è il commento (vero) di un leader d’azienda a una dirigente che voleva discutere del proprio futuro. Una risposta che, esplicitamente o implicitamente, viene data molto spesso. Nessun uomo, sia pur poco meritevole, si è mai sentito dire niente del genere. In compenso, agli uomini giovani, negli ultimi anni è capitato spesso di sentir ripetere: «Questa è la prima generazione che ha la prospettiva di un futuro peggiore di quello dei propri genitori». Anche questa è una condanna a priori, una profezia che rischia di autorealizzarsi, proprio a danno di chi si vorrebbe sostenere. Ecco. Donne e giovani, all’alba degli anni 2010, affrontano la sfida più difficile. Un paradosso letale: politici, economisti, giornalisti li citano a ogni passo. Hanno appeal, fanno colore. Ma molto spesso sembrano specchietti per le allodole, non realtà in carne e ossa. Donne e giovani, se finalmente riusciranno a liberarsi degli stereotipi e dei vincoli che li zavorrano, possono essere la grande risorsa, il grande serbatoio di opportunità dell’Italia».