Il time to market: l’unico rimedio per i deboli di cuore

di Gianluca Salcuni

3 Novembre 2010 11:00

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Il giusto time to market e una corretta programmazione d'acquisto dello strumento finanziario scelto per gestire la volatilità del mercato

Compiere il proprio outlook, di tipo macro/micro-economico, sul mercato/settore/società d’interesse, è solo, però, il primo passo verso una corretta politica d’investimento, soprattutto se questa comprende anche strumenti azionari.

È molto importante, infatti, intuire se il nostro outlook trova riscontro nella comunità degli investitori finanziari istituzionali, se cioè le banche mondiali stanno riponendo le nostre stesse speranze negli strumenti da noi analizzati. È un altro modo, se vogliamo, di seguire il trend, di capire come i nostri competitors (quelli che arrivano prima di noi sul mercato a fare shopping) investono.

Lì dove loro vedono roseo, dove stanno facendo dirigere migliaia di investitori privati, statene certi ci sarà un afflusso di liquidità e quindi un aumento del tasso di rendimento atteso. Questa è una tecnica molto usata nel Marketing, persino in quello Internazionale. È chiaro, tuttavia, che le loro indicazioni andranno di volta in volta valutate, ma rappresenteranno comunque degli utili spunti di interesse.

A tal proposito, vi propongo solo un blando esempio, quello, cioè, dei Paesi Emergenti del BRIC (Brasile, Russi, India e Cina). L’attenzione degli investitori istituzionali si è sempre più concetrata  su questi paesi in questi ultimi anni, persino (se non di più) dopo la crisi del 2008. Questa loro attenzione, insieme ad accurati outlook di tipo macro, ha permesso e gli sta permettendo di ottenere un rendimento molto alto. Tuttavia, ora, almeno due di questi Paesi (India e Brasile) sono in una fase di surriscaldamento e questo potrebbe ingenerare sempre meno interesse nei loro confronti, perché i rischi aumentano.

È, pertanto, necessario introdurre un nuovo elemento al fine di valutare la corretta politica d’investimento, e cioè il “time to market”, il tempo, cioè, deciso per entrare nel mercato considerato. Un fattore spesso sottavalutato, ma necessario. Pensate a quello che è avvenuto nel 2008. Mentre molti uscivano spaventati dal mercato azionario e ricorrevano a beni rifugio (in primis oro) o a strumenti “sicuri” (obbligazioni), altri con modalità e tempi differenti investivano in azioni. E questo ha permesso loro di accumulare nel tempo una gran fortuna.

Il “time to market”, inoltre, è l’unico elemento che vi permette veramente di proteggere i vostri risparmi dalla volatilià, ulteriore elemento da considerare negli investimenti. La volatiltà di un mercato indica, in soldoni, quanto i corsi di prezzo di quel mercato siano fluttuanti e chiaramente non esiste solo una volatilità di lungo periodo, ma anche una di medio e di breve periodo.

Faccio un esempio. Finora i mercati emergenti erano ritenuti molto volatili. Questo è attualmente vero, ma solo in parte. Se analizzate (potete usare anche i grafici di Yahoo Finance se volete) i grafici di un Indice come il Nifty (indice Indiano) o il Kospi (indice Coreano) noterete come questi siano attualmente meno volatili dei mercati Europei o USA. In sostanza, chi dovesse , oggi come oggi, investire negli USA o in Europa vedrebbe il proprio patrimonio scendere e salire senza alcuna direzione. Ogni strumento finanziario ha una sua volatilità storica, cioè frutto di dati passati. Anche se non si possono fare previsioni sul futuro basandosi sul passato,  tuttavia le indicazioni sulla volatilità storica offrono grandi spunti di interesse, almeno volendo calcolare un massimo e un minimo.

Un altro consiglio è di tenersi sempre aggiornati sugli strumenti finanziari scelti. Molte società di investimento pubblicano il NAV dei vostri strumenti finanziari aggiornandolo di volta in volta. Tanto più l’aggiornamento è recente, tanto più voi potete tenerli sott’occhio. Il vostro promotore finanziario non potrà mai fare lo stesso per voi, ha fin troppi clienti da seguire e vive dei prodotti che di volta in volta e nuovamente riesce a collocare sul mercato.

Questi sono solo alcuni dei consigli per scegliere ed effettuare in maniera consapevole un buo investimento finanziario. L’articolo dunque esula da qualsivoglia forma di completezza, vuole fornire solo alcuni spunti di riflessione.