Il clima strategico per le aziende

di Barbara Weisz

9 Febbraio 2011 15:45

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Riduzione delle emissioni, reportistica, governance: il report di Carbon Disclosure Project e di Pwc. Per gli obiettivi green, incentivi ai manager

La qualità e la quantità della reportistica aziendale sul cambiamento climatico (emissioni di Co2, obiettivi di riduzione, studi su rischi e opportunità) e il livello delle perfomances in materia ambientale sono sempre più una priorità strategica delle aziende.

Il carbon management è diventato a tutti gli effetti un driver competitivo, anche in Italia si sta imponendo nell’agenda dei dirigenti e dei consigli di amministrazione e in molti casi ai manager vengono riconosciuti incentivi specifici. Sono i principali dati contenuti nello studio Carbon Disclosure Project 2010-Italy 60 Report, effettuato da Carbon Discolsure Project e da PriceWaterHouseCoopers, con la collaborazione di Banca Monte dei Paschi di Siena.

Il Carbon Discolosure Project, una ong che rappresenta oltre 500 investitori istituzionali, fornisce da dieci anni analisi sul modo in cui le principali aziende internazionali contrastano le emissioni di gas a effetto serra.

Sulle 60 maggiori aziende italiane quotate, sono 21 quelle che hanno risposto e per la prima volta hanno fornito informazioni non solo sulle strategie per un futuro low-carbon, ma anche sulla governance adottata, le comunicazioni specifiche verso gli azionisti, i risultati ottenuti. Fra le aziende che hanno risposto, la percentuale di disclosure sulle emissioni di CO2 è salita al 95%, contro il 78% dell’anno precedente.

È salito anche il numero delle aziende che divulga gli obiettivi di riduzione delle emissioni, che sono 16 contro le precedenti 7, e di quelle che hanno intrapreso specifiche azioni (aumento dell’efficienza energetica e dell’illuminazione degli edifici, revamping degli impianti o costruzione di nuovi, produzione di energia da fonti rinnovabili) nel corso del 2010, 18 contro le 9 del 2009.

«È interessante sottolineare come l’81% dei respondent, che ha divulgato le proprie emissioni, abbia validato tale dato tramite un verificatore esterno indipendente», sottolinea Diana Guzman, Director Souther Europe di CDP, proseguendo: «un chiaro segnale che le aziende italiane stanno prestando maggiore attenzione al bisogno di riduzione delle proprie emissioni risulta dal fatto che il 76%» di quelle che hanno aderito allo studio ha &lauqo;un target di riduzione delle emissioni e il 10% e’ nel processo di sviluppo di tale target».

Quanto alla governance e al management, Paolo Bersani, partner Pwc che ha redatto il rapporto, spiega: «il cambiamento climatico continua ad essere saldamente nell’agenda dei board con il 67% dei respondent che si è dotato di una commissione o organismo esecutivo dedicato che riporta al CdA (c’è poi un 23% che affida la responsabilità in materia di climate change direttamente a un top executive, Ceo o Cfo, o a una singolo membro del cda, n.d.r.). Il 57% afferma di offrire incentivi al management basati sulla gestione delle problematiche del cambiamento climatico, incluso il conseguimento di obiettivi di riduzione di gas a effetto serra». Si tratta di un dato leggermente inferiore al 63% registrato fra le aziende del report internazionale Global 500.

Per la prima volta quest’anno è stata compilata anche una classifica relativa ai “carbon perfomance leader”, per cui le aziende sono state valutate non solo per la reportistica ma anche per le misure che stanno effettivamente adottando. È stato introdotto uno speficio indice, CPLI, carbon performance leadership index, che completa l’esistente CDLI, carbon disclosure leadership index. Le prime sei aziende in graduatoria sono Eni, Terna, A2A, Fiat, Banca Mps Group, e Italcementi.