Giro d’Italia, 620 mila euro per le città che lo ospitano

di Barbara Weisz

21 Febbraio 2011 14:45

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Giro d'Italia, un ritorno immediato per chi ospita le tappe ma anche benefici sul lungo periodo. Lo rivela l'analisi Rcs Sport presentata alla Bit.

Una città di tappa del Giro d’Italia mediamente può contare su un fatturato, generato dall’evento, pari a 620 mila euro. A presentare i dati relativi al ritorno economico del Giro d’Italia è stata Rcs Sport in occasione della Bit milanese. Perchè la tradizionale competizione ciclistica, che quest’anno è in calendario dal 7 al 29 maggio, oltre ad essere “la corsa più dura del mondo nel paese più bello del mondo”, è anche un grande evento che genera riscontri positivi in ambito economico, turistico, ambientale, socio-culturale e politico.

Riscontri che sono quantificabili in rendimenti compresi fra il 3,65% e il 10,25% dell’investimento. Non solo. Una partecipazione territoriale pianificata «è importante», spiega Michele Acquarone, direttore generale di Rcs Sport, perchè «la preparazione permette di ottenere benefici dal Giro che si estendono al medio e lungo periodo».

I risultati di una ricerca condotta da Nielsen Media indicano che l’edizione 2009 ha portato nelle città di tappa un totale di 60 mila turisti, 28 mila camere prenotate negli alberghi, e un fatturato complessivo di 34 milioni di euro, che corrisponde a oltre un terzo dei ricavi complessivi del Giro, pari a 110 milioni di euro. In media, questo significa come detto che una città di tappa registra una fatturato intorno ai 620 mila euro, ma le cifre cambiano a seconda delle località e del periodo.

Nel dettaglio, il giro d’affari è in media di 465 mila euro per le città che ospitano un arrivo di tappa, 571 mila per i traguardi in alta montagna, e si arriva a una cifra compresa fra 1,2 e 1,8 milioni per le tappe in occasione del fine settimana e a 1,5-1,9 milioni di euro per i grandi centri. Conclusione, spiega Alberto Del Sasso, direttore commerciale Nielsen media, il giro è «un investimento ma è anche fonte di soddisfazione nella comunità perchè ha valenze positive in termini di rimodernamento dell’ambiente urbano e di destagionalizzazione del turismo».

Oltre all’impatto sul breve termine, infatti, c’è da considerare quella che si potrebbe definire eredità o legacy dell’evento. Qualche esempio: il Trentino Alto Adige punta sul passaggio annuale del Giro per sviluppare, nel corso della stagione estiva, il turismo ciclistico amatoriale, con un fitto calendario di eventi sportivi che creano un’onda lunga di 2,5 milioni di turisti. Il Piemonte quest’anno, in omaggio a Torino prima capitale dell’Italia unita, ospita la Grande Partenza e un lungo programma di celebrazioni organizzate da esperienza Italia 150, destinate ad attirare 100 milioni di turisti da tutto il mondo.

Sullo stretto legame che c’è fra la manifestazione e il territorio, propone una riflessione Dino Ruta, direttore del Fifa master dell’Università Bocconi: «l’approccio universalistico utilizzato dagli organizzatori di grandi eventi, quali le Olimpiadi, è in crisi perché utilizza metriche che non tengono conto degli aspetti legati al territorio. Il Giro è, al contrario, un esempio vincente del nuovo approccio pluralistico e multidimensionale: quando il Giro se ne va, lascia sul territorio conoscenze ed esperienze che possono fare da leva a molteplici aspetti di sviluppo e contribuiscono a posizionare la città come luogo che sa organizzare e pianificare».