Quanto è difficile “fare impresa” in Italia? Secondo l’indagine compiuta dalla società Kpmg, e ribaltata su scala nazionale da Il Sole 24 Ore, portare avanti una grande attività imprenditoriale nella Penisola è affare arduo, e la situazione nell’ultimo biennio è addirittura peggiorata. Per la Kpmg, infatti, il Sistema Paese Italia sarebbe quello più complesso del mondo, in grado di scavalcare, in questo ben poco invidiabile podio, addirittura due potenze storiche in tale ambito, come la Cina e la Corea del Sud, e distanziare altri mercati emergenti e maturi.
Per dichiarare ciò, la società di consulenza è andata a toccare con mano le reali difficoltà degli imprenditori, chiedendo a oltre mille manager di corporate, provenienti da più di venti diverse realtà, quali fossero i Paesi nei quali il fare impresa stia diventando, nel senso romantico del termine, “un’impresa”.
Il risultato per l’Italia è stato piuttosto impietoso, visto che più di due manager su tre avrebbero affermato che il livello di complessità per le attività imprenditoriali, riscontrato all’interno dei confini nazionali, sarebbe peggiorato in maniera rilevante e significativa rispetto agli ultimi due anni.
Il 70% dei manager internazionali ritiene infatti il Paese Italia un sistema in fase di ulteriore inasprimento per quanto concerne la facilità del fare impresa, ponendo la Penisola dinanzi alla Cina, al Sudafrica, alla Corea del Sud, e ancora davanti rispetto a Australia, Brasile, Singapore, Germania, Giappone.
Sull’elenco degli elementi maggiormente ricorrenti quali fattori determinanti tale sconveniente primato, vi sarebbero pochi dubbi: i manager hanno infatti indicato l’attuale sistema normativo e tributario quale binomio in grado di elevare l’Italia come Sistema Paese più complesso, unendo ai fattori di cui sopra una rete di controlli sempre meno decifrabile.
Ad ogni modo, non tutto sembra perduto. Contrariamente a quanto avviene per altri Sistemi Paese (alcuni big emergenti, come la Cina o il Brasile), l’Italia dovrebbe migliorare la propria posizione nel corso del prossimo anno, con una diminuzione delle proporzioni sopra ricordate di almeno il 10%.