Il caro benzina pesa sull’inflazione

di Barbara Weisz

1 Marzo 2011 15:30

logo PMI+ logo PMI+
I prezzi al consumo di febbraio al top dal novembre 2008. Pesa l'energia, e ai distributori continuano gli aumenti. Ancora effetto Libia sul petrolio.

Continua a salire il prezzo della benzina, trainato dalle tensioni sul mercato del petrolio provocato dalla crisi libica. Il caro carburanti è fotografato anche dai dati Istat sull’inflazione: secondo le stime provvisorie relative al mese di febbraio, l’indice dei prezzi al consumo segna un aumento dello 0,3% rispetto a gennaio e del 2,4% su base annua, cifra che rappresenta l’aumento tendenziale più alto dal novembre del 2008. E a pesare, oltre agli alimentari, sono proprio i carburanti.

Partiamo dalle situazione ai distributori. Secondo Quotidiano Energia, al Sud si registrano punte massime oltre 1,58 euro al litro per la verde e di quasi 1,46 euro per il diesel. La media dei prezzi della benzina al momento va dall’1,541 euro al litro di Tamoil all’1,546 di Eni e Q8. Quanto al diesel, si passa dall’1,429 praticato da Esso all’1,439 di Q8.

Staffetta Quotidiana invece rileva per la verde punte massime in Campania a 1,596 euro al litro e minime in Veneto a 1,529, mentre per il gasolio il top si registra in Sicilia a 1,469 euro e i livelli più bassi nel nord est a 1,415 euro al litro.Per questo secondo quotidiano specializzato, i prezzi medi sono fra 1,537 euro al litro di Esso e 1,547 di Shell per la benzina e fra 1,429 di Eni e Tamoil e 1,438 di Shell per il gasolio.

Questi sono gli ultimissimi dati, ma il caro carburanti prosegue da settimane e come detto, pesa sul livello record dell’inflazione. Il prezzo della benzina, sottolinea l’istituto di statistica, in febbraio è aumentato del +0,8% su base mensile, mentre la crescita annua è stata pari al +11,8%. Sale anche il gasolio per riscaldamento, +1,8% congiunturale e +17,2% tendenziale.

«Preoccupa la dinamica dei prezzi energetici e delle materie prime alimentari sospinta dalla domanda dei Paesi emergenti, dai fattori di instabilità e dalle pressioni speculative» commenta il ministro del Welfare Maurizio Sacconi, che prosegue: «ne deriva un’inflazione importata che non aiuta i consumi interni e la crescita dell’economia».

Naturalmente, sul costo dei carburanti incide notevolmente la corsa del petrolio, che a sua volta prosegue. Stamattina i futures sul Brent erano sopra i 112 dollari al barile, sul mercato pesano i timori relativi alla crisi libica pur davanti all’aumento produttivo dell’Arabia Saudita deciso per compensare le interruzioni delle esportazioni libiche. Nel mese di febbraio, il contratto londinese sul greggio ha guadagnato circa il 10%, il più rilevante incremento mensile dal maggio del 2009.

Tornando all’Italia, sempre dall’Istat arrivano invece un pò più positive sul fronte della crescita: il pil 2010 si è attestato all’1,3%, dato migliore rispetto all’1,2% previsto dal governo. Ma ben al di sotto dei ritmi di crescita di Francia, 1,6%, Germania, 3,6%, Usa, 2,8%, Giappone, 3,9%. Analoghe a quelle italiane le cifre sul pil britannico, all’1,3%.

L’Italia ha ridotto il deficit al 4,6% del prodotto interno lordo, rispetto al 5,4% del 2009, e anche in questo caso è stato superato l’obiettivo del governo che era al 5%. Continua invece a salire il debito pubblico, al 119% del pil, livello più alto rispetto al 118,5% stimato dall’esecutivo.