Ottimismo sulla ripresa, ma anche cautela, con una particolare attenzione al boom dei prezzi alimentari e delle commodities che aumentano gli squilibri mondiali. Sono i principali temi affrontati da Mario Draghi, governatore della Banca d’Italia nonchè presidente del Financial Stability Board, nell’interno agli “spring meetings” della Banca mondiale, a Washington. E sono anche le questioni su cui si è maggiormente focalizzato il vertice del Development Commettee della Banca Mondiale che si è svolto nel fine settimana nella capitale Usa.
«Oggi guardiamo ai prossimi mesi e anni con più fiducia di quanto non facessimo sei mesi fa – ha esordito Draghi – le prospettive economiche stanno migliorando a livello globale e in particolare nei paesi in via di sviluppo». Ma «le lezioni che abbiamo imparato dalla precedente crisi ci suggeriscono che dobbiamo essere cauti». E se da una parte sono stati fatti passi avanti verso gli obiettivi del Millennium Development Goal al 2015, con due terzi delle economie in via di sviluppo che «sono ormai sulla strada giusta», in particolare in materia di lotta alla povertà e alla fame nell’aumento dell’accesso scolastico, dall’altra «non possimo rilassarci».
Perché «il progresso è squilibrato e i paesi più poveri restano indietro». Negli ultimi tre anni «abbiamo assistito a una profonda recessione, due picchi dei prezzi alimentari, un nuovo shock dei petroliferi e forti tensioni sociali e politiche in vari paesi». I prezzi degli alimentari «sono in aumento dalla fine del 2010», e la situazioe richiede risposte rapide e coordinate da parte della comunità internazionale.
Il presidente della Banca Mondiale Robert Zoellick ha fornito cifre secondo cui negli ultimi mesi i rialzi dei prezzi alimentari hanno fatto cadere in povertà altri 44 milioni di persone nel mondo. I dati della Banca Mondiale parlano chiaro: secondo le simulazioni, un ulteriore rialzo del 10% dei prezzi farebbe scendere sotto la soglia di povertà altri 10 milioni di persone, che salirebbero a 34 milioni in caso di un aumento del 30%.
Nel marzo di quest’anno, l’indice dei prezzi alimentari segna un +36% rispetto a un anno prima. Le tensioni in Nord Africa e il disastro giapponese contribuiscono alle pressioni su alimentari e materie prime. A questo proposito il banchiere centrale ha sottolineato l’importanza della comunità internazionale e delle sue istituzioni, Banca Mondiale in primis: «gli eventi in corso in questi paesi ci ricordano che capacità di guida dei governi, inclusione e sociale e crescita economica sono aspetti complementari. Uno sviluppo sostenibile richiede buone istituzioni, che offrano opportunità a tutti e soddisfino i bisogni dei più poveri».
Il governatore non ha invece voluto soffermarsi eccessivamente sulle questioni relative alle crisi del debito in Europa: «Grecia, Irlanda e Portogallo stanno lavorando. Hanno come interlocutori il Fondo Monetario, la Bce, la comunità europea, hanno formulato piani di risanamento. E questo basta. Il resto, sono idee».