Usa, ecco l’emergency financial manager

di Barbara Weisz

9 Maggio 2011 12:00

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Viene chiamato per risanare i conti pubblici delle città. In Michigan, una legge che dà ampi poteri. Nascono anche dei corsi. E parte la polemica.

Succede negli Stati Uniti, e non senza polemiche, si potrebbe aggiungere. Le città e le amministrazioni locali in crisi finanziaria si rivolgono a manager privati, a cui vengono dati ampi poteri operativi, per risanare i bilanci.  partito lo stato del Michigan, che nel marzo scorso ha approvato una legge, il “Government and school district fiscal accountability act”, che introduce la figura dell’emergency financial manager. E altri stanno seguendo l’esempio.

Uno potrebbe chiedersi: Cosa c’è di nuovo? Dov’è il problema? La figura del city manager esiste anche in Italia. Ma negli States la situazione è diversa, l’emergency financial manager (è già stata coniata anche una sigla, EMF) ha la possibilità di prendere decisioni molto più ampie.

Può riorganizzare o eliminare interi dipartimenti, ridefinire o tagliare contratti, gestire rapporti sindacali, licenziare personale, occuparsi del budget, il tutto autonomamente, cioè senza necessariamente avere l’approvazione del sindaco, del consiglio comunale, o in genere di un’autorità che ricopre una carica elettiva.

Con un’estrema semplificazione, si potrebbe dire che ha la libertà d’azione di un amministratore delegato di una società privata. Nello stato del Michigan ci sono emergency managers a Pontiac, Ecorse, Benton Harbor, Hamtramck. E anche a Detroit, per occuparsi in particolare del sistema scolastico. L‘Indiana sta seguendo l’esempio del Michigan, nello Stato di New York ci stanno provando a Nassau County, dove è stata scelta una task force di sei manager per raddrizzare un deficit di 176 milioni di dollari. 

Joyce Parker è la emergency manager di Ecorse. Guadagna 132mila dollari all’anno per svolgere il suo compito e si è anche rivolta a società di consulenza, la Plante & Moran PLC, a cui va un compenso di circa 10mila dollari al mese. Per contro, ha già ridotto il decifit a 13,5 milioni, dai precedenti 14,6, e conta per la fine dell’anno di tagliare un altro milione e mezzo. 

La libertà d’azione che la normativa dello stato governato da Ryck Snyder (repubblicano) conferisce a questi manager provoca notevoli polemiche. Dennis Knowles, membro dell’amministrazione di Benton Harbor (Michigan), non usa mezzi termini: “la città è sotto una dittatura. Non possiamo prendere decisioni” dice, ritenendo che la situazione non rispetti il processo democratico. Terry Stanton, del dipartimento del Tesoro del Michigan, difende la normativa e alle critiche replica: “spesso sono stati proprio i rappresentanti eletti che sono stati incapaci o scarsamente impegnati nell’afrontare i problemi finanziari” che hanno portato alle situazioni di crisi. Ron King, amministratore di due fondi pensione di Detroit, ha presentato un’eccezione di incostituzionalità. 

Ma c’è anche chi sta puntando sulle prospettive che la legge apre. A Lansing, sempre nel Michigan, sono partiti dei corsi, “Best Practise in Local Government Fiscal management”, frequentati da oltre 350 persone provenienti anche da altri stati (Ohio, New York, California). Li organizza Edward Plawecki, consulente di Stout Risius Ross, insieme alla Turnaround Management Association. Un training di due giorni, che costa 175 dollari, a cui si sono rivolti professionisti del settore pubblico e di quello privato.