Cosa sia un nome a dominio lo sappiamo tutti: è quel che digitiamo per accedere a un sito Internet (ad esempio, il nome a dominio del sito www.manageronline.it è, per l’appunto, mangaronline.it!) A cosa serve? Anche questo è ovvio: per raggiungere un sito web senza conoscere l’indirizzo IP del server.
Meno noto è, probabilmente, il significato della parola “domaining“, che tuttavia sta diventando famoso negli ultimi tempi. Con questo termine si indica l’attività di compravendita dei nomi a dominio. E’ questa un’attività, nata con la diffusione di Internet, attraverso la quale non ci si scambiano beni o servizi, ma il diritto di utilizzare un nome di dominio. Perché è tanto importante un dominio?
Se un sito ha un nome facile da ricordare, immediato, che richiama alla mente una parola chiave molto cercata dai navigatori, questo nome può diventare un elemento decisivo per il suo successo. Ecco perché avere un buon nome a dominio è molto importante e da qui nasce questo insolito mercato che, fino a una decina di anni fa, nessuno avrebbe potuto neppure immaginare, quando, prima del ’99 un soggetto non poteva registrare più di un nome a dominio. Il progressivo esaurimento dei nomi a dominio registrabili ha favorito la crescita del domaining.
Se si pensa che acquistare un dominio costa poche decine di euro, è evidente che, indovinando un buon dominio con un’ottima parola chiave, si può rivenderlo con un discreto guadagno che va da poche centinaia di euro, nella maggior parte dei casi, fino ad arrivare a cifre stratosferiche come sex.com venduto per 13 milioni di dollari.
Questo è un mercato che negli ultimi anni è cresciuto considerevolmente e che vale, attualmente, intorno ai 100 milioni di dollari.
I domini più ricercati, che fruttano cifre maggiori, sono ancora quelli con suffisso .com, le cui transazioni rappresentano il 70% del mercato. Ma anche il mercato dei nomi a dominio con suffisso regionale, ad esempio in Italia i domini .it, sta crescendo rapidamente.
L’incremento del mercato è costante: ad esempio, lo scorso anno esso è cresciuto complessivamente del 34%.
Tuttavia, gli scambi di domini in Italia sembrerebbero aver risentito della crisi economica maggiormente, rispetto ai mercati stranieri, secondo quando affermano molti domainer cioè i venditori del settore.
La crisi ha aggravato la situazione di un mercato che già faceva fatica ad acquistare importanza rispetto all’estero: lo dimostra il fatto che l’offerta di nomi a dominio è di gran lunga superiore rispetto alle richieste.
Il mercato nostrano, dunque, rimane poco esteso e, vendite come il dominio giochi.it, ceduta dalla Nexta (società del gruppo Itedi) rappresentano per il nostro paese ancora un’eccezione.