Battuta d’arresto per l’IT made in Italy

di Anna Nosari

5 Luglio 2011 07:40

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Presentato nei giorni scorsi a Milano il Rapporto Assinform sull'andamento del settore nei primi mesi del 2011: la ripresa si allontana.

La ripresa nel settore dell’Information Technology si allontana. È quanto emerge dall’indagine congiunturale presentata qualche giorno fa da Assinform, Associazione Italiana per l’Information Technology, che ha elaborato, in collaborazione con NetConsulting, i risultati del primo trimestre 2011 e li ha confrontati con il 2010.

I dati confermano il perdurare di un quadro di grande incertezza per il settore, che ancora non trova, nel contesto economico nazionale, le spinte necessarie per uscire dallo stato di sofferenza in cui è entrato a seguito della crisi internazionale.

Il mercato IT, nei primi tre mesi dell’anno, è calato dell’1,3%: un trend negativo che appare comunque ridotto rispetto a quanto registrato nel primo trimestre 2010 rispetto al 2009, quando il decremento era stato del 2,9%.

«Per l’Information Technology italiana i primi tre mesi del 2011 hanno significato una battuta d’arresto rispetto al trend in recupero che il settore aveva fatto registrare nel 2010», commenta Paolo Angelucci, presidente di Assinform.

«Con un tasso di crescita di -1,3%, infatti, la dinamica dell’IT rimane negativa contraddicendo, per ora, le previsioni di una possibile ripresa nell’anno in corso. L’indagine congiunturale Assinform di fine aprile ha, infatti, evidenziato, rispetto a quanto rilevato a febbraio, un peggioramento degli ordinativi delle aziende informatiche, confermato da una netta riduzione della propensione agli investimenti in nuovi progetti IT da parte delle imprese-clienti. E’ questa una testimonianza preoccupante delle difficoltà a intraprendere la via dell’innovazione e della crescita di competitività, che ancora persistono nel sistema produttivo italiano».

In un panorama poco positivo si possono tuttavia cogliere alcuni segnali che fanno sperare in una ripresa della domanda. Tra questi, la tenuta del comparto software, l’unico ad essere tornato in positivo con una crescita di 0,4%, la domanda di nuove tecnologie informatiche e il mercato del cloud computing, che vale oggi 130 milioni di euro, destinati, secondo una stima, a triplicarsi nei prossimi anni.

Per rilanciare la domanda di Ict è necessario, secondo Assinform, lavorare per la  declinazione dell’Agenda digitale europea in chiave nazionale e puntare su tre aspetti fondamentali per la crescita e la modernizzazione del Paese: sviluppo e efficienza dei servizi pubblici, innovazione delle imprese, sviluppo delle infrastrutture a banda larga.

L’Italia continua a soffrire un ritardo complessivo nel processo di digitalizzazione rispetto alle medie europee e presenta grandi disparità al suo interno.

Se si considerano le imprese che utilizzano la banda larga, l’Italia si colloca a metà classifica europea, con una media dell’83%, ma i dati relativi a Calabria, Sardegna, Basilicata, Puglia, Molise e Trentino fanno retrocedere nella parte bassa della classifica, insieme a Repubblica Ceca, Irlanda e Ungheria.

Al contrario, Piemonte, Liguria e Val d’Aosta con una media che supera l’86% si spostano verso i vertici della classifica, allineandosi a paesi come Germania, Gran Bretagna e Svezia.

Per quanto riguarda le previsioni sull’anno, le stime oscillano fra una visione pessimistica ed una ottimistica. Secondo una stima pessimistica, di sostanziale conferma del quadro attuale, il mercato Ict continuerà a scendere, con un trend dell’ordine di -4,5%. Al suo interno saranno le Tlc a spingere maggiormente verso il basso con -5,8%, mentre per l’IT si prevede un’attenuazione della discesa con un tasso intorno a -0,8%.

Considerando, invece, un ipotesi di miglioramento dell’andamento dell’economia nazionale e quindi di un aumento della propensione a investire in innovazione, il mercato Ict si ritroverebbe a fine anno con una crescita di -0,1%, determinato dal -0,6% delle Tlc e da +1,3% del mercato It.

«La prima ipotesi presuppone nessuna modifica di contesto, la seconda che le condizioni di contesto inizino a cambiare, con l’introduzione di un quadro normativo certo e incentivante per l’innovazione, che preveda poche azioni prioritarie, ma capaci di imprimere un’evoluzione accelerata e positiva per tutto il Paese», conclude Angelucci.