Energia: bolletta cara per le imprese italiane

di Massimiliano Santoro

4 Ottobre 2011 08:30

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In Italia, le aziende pagano la bolletta dell'energia elettrica più costosa del continente: il 31,7% in più della media dei Paesi dell'Unione Europea.

Le imprese italiane scontano un grave gap in termini di costi dell’energia rispetto a quelle del Vecchio Continente. Infatti, manager e imprenditori del Paese pagano una bolletta maggiorata del 31,7% rispetto alla media Ue. Il che, tradotto in euro, equivale ad un maggior costo annuo complessivo pari a 7,93 miliardi di euro, pari a circa mezzo punto del valore aggiunto, ovvero 1.776 euro in media all’anno in più rispetto ai colleghi europei. Ma ci sono punte medie annuali in regioni Friuli Venezia Giulia (3.151 euro in più ad imprese), Sardegna (2.708 euro), Lombardia (2.208 euro) e Valle d’Aosta (2.187 euro).

E se si prevede che entro il 2035 la domanda mondiale di energia crescerà del 36% nel frattempo lo scorso anno le aziende del italiane del Nord hanno pagato complessivamente l’energia elettrica 4.615 milioni di euro in più rispetto alle imprese europee mentre è risultato di 1.392 milioni di euro il costo maggiorato per le imprese del Centro e di 1.932 milioni di euro quello per le aziende del Mezzogiorno.

La regione italiana che ha scontato il maggiore gap in termini di costi rispetto all’Europa è stata la Lombardia con 1,8 miliardi in più rispetto alla media Ue, seguita da Veneto (800 milioni), Emilia Romagna (711 milioni) e Piemonte (677 milioni). In ambito provinciale, il maggior costo è stato sostenuto dalle imprese milanesi con un divario di 448 milioni di euro rispetto alla media europea, seguite dalle aziende di Roma (365 milioni euro), Brescia (356 milioni euro), Torino (276 milioni euro) e Bergamo (230 milioni euro).

Ma qual è il fattore preponderante che fa dell’Italia il fanalino di coda in termini di costi dell’energia? Ebbene, molto è determinato dalla pressione fiscale che pesa sul costo finale del 22,7%. Le imposte italiane sull’energia, infatti, sono più alte del 23% rispetto ai Paesi europei per complessivi 31.750 milioni di euro annui. Confartigianato sottolinea anche che, dal punto di vista fiscale, le piccole imprese scontato un gap ancora più ampio in quanto, in valore assoluto, il peso del fisco sui consumi di energia delle aziende in Italia è il più alto d’Europa ed è maggiore del 134,1% rispetto alla media Ue.

Giorgio Guerrini, presidente di Confartigianato, ha evidenziato che si può calmierare il prezzo dell’energia effettuando riforme strutturali “che aprano alla vera concorrenza i settori dell’elettricità e del gas, puntino sull’efficienza energetica e sull’uso di fonti rinnovabili, consentano di ridurre e riequilibrare la pressione fiscale sul prezzo dell’energia che grava soprattutto sulle piccole imprese”. Insomma: quell’autonomia energetica che ci svincoli dall’importazione dall’estero.